Le misure di biosicurezza: l’unica arma contro la Peste suina africana

Adottare tutte le misure di biosicurezza possibili e previste dalla legge per difendersi dal rischio della Peste Suina Africana che, se arrivasse nel Parmense, metterebbe a dura prova la tenuta del settore della suinicoltura. 

Questo il messaggio, forte e chiaro, giunto dall’incontro degli allevatori suinicoli parmensi ospitato nella sede centrale di Confagricoltura Parma e caratterizzato dagli interventi di Andrea Luppi (referente dell’Istituto zooprofilattico di Parma); Mario Pellaccini (veterinario dell’Ordine dei medici veterinari di Parma) e Cosimo Paladini (direttore del servizio Sanità animale dell’Ausl di Parma). 

A fronte dei 74 casi di peste suina africana riscontrati tra Piemonte e Liguaria sino ad oggi l’appello è quello all’dozione di tutte le misure di prevenzione necessarie per evitare che la Peste suina africana, qualora arrivasse anche in Emilia-Romagna, possa “intaccare” gli allevamenti suinicoli. 

“La biosicurezza – hanno spiegato gli esperti – è l’insieme delle misure che mettiamo in atto per prevenire l’introduzione di agenti patogeni in allevamento, soprattutto in aree ad elevata densità di popolazione dei suini”. 

Tanti i provvedimenti ai quali fare ricorso: l’installazione di adeguate recinzioni intorno agli allevamenti; la sanificazione dei mezzi di trasporto (in caso contrario non bisogna farli entrare nel perimetro aziendale); un’attenta gestione degli accessi dei visitatori che, a vario titolo, entrano all’interno dell’allevamento. A loro va richiesto un periodo di contact free di almeno 12 ore dalla visita ad un precedente allevamento per evitare rischi di trasmissione di vari patogeni. E poi sono sempre valide precauzioni come l’utilizzo di calzari, di dispositivi di protezione individuale, il lavaggio e la disinfezione delle mani. Tutte pratiche divenute consuete in tempi di Covid e non meno importanti per evitare il diffondersi della Peste suina africana. 

Fondamentale, poi, lo svolgimento delle corrette pratiche nel momento in cui si accede alla zona di filtro per l’accesso all’allevamento con il cambio di abiti; la doccia e la vestizione con idonee indumenti e calzari forniti dall’azienda. 

Grande attenzione serve, inoltre, sul fronte dei controlli degli infestanti come roditori, uccelli ed insetti e in merito all’utilizzo di attrezzature dedicate nei vari comparti dell’azienda. 

Tra i vantaggi che deriva da una corretta esecuzione delle pratiche di biosicurezza, hanno sottolineato gli esperti, c’è la possibilità di ridurre l’uso degli antibiotici. 

Dal dibattito e dal confronto con i molti allevatori suinicoli parmensi presenti sono emerse tutte le preoccupazioni del settore, ma anche la ferma volontà di mettere in atto tutto quanto necessario per poter evitare il diffondersi della Peste suina africana nel nostro territorio. 

Ad introdurre i temi dell’incontro – presente anche il presidente di Cia Parma Simone Basili ed il funzionario di Coldiretti Parma Filippo Anelli – è stato il direttore di Confagricoltura Parma Eugenio Zedda che ha fatto il punto della situazione in merito ai provvedimenti sino ad ora adottati dal Governo: “Sono stati stanziati 50 milioni di euro, nell’ambito del decreto legge Sostegni ter da pochi giorni pubblicato in Gazzetta Ufficiale, per tutelare gli allevamenti suinicoli dal rischio di contaminazione dal virus responsabile della peste suina africana e risarcire gli operatori della filiera suinicola danneggiati dal blocco alla movimentazione degli animali e delle esportazioni di prodotti trasformati, sostenendo così le imprese danneggiate dai danni causati dalla peste suina. Delle risorse stanziate 15 milioni di euro sono stati destinati al rafforzamento degli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza e 35 milioni di euro ad indennizzare gli operatori della filiera danneggiati. A breve saranno definite le modalità attuative di questi provvedimenti”. 

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