“Proprio mentre apprendiamo che la Commissione europea valuterà l’introduzione di un obbligo di etichettatura di origine a livello Ue a partire da quegli alimenti già coperti dagli schemi nazionali in vigore in Francia, Italia e in altri sei Paesi europei, in Italia emergono voci discordanti sul Nutriscore. Questa battaglia ci deve vedere uniti nell’interesse di un’informazione chiara e a sostegno della dieta mediterranea che include le nostre produzioni tipiche le quali sarebbero danneggiate da etichette semplicistiche come il Nutriscore, modello a cui ci siamo da subito opposti come Confagricoltura con una pronta azione sindacale, anche grazie al presidente nazionale Massimiliano Giansanti che non ha mancato di portarla avanti in qualità di vicepresidente del Copa Cogeca, l’organizzazione europea delle rappresentanze nazionali degli Agricoltori e delle Cooperative Agricole dei Paesi Membri” – così Marco Casagrande direttore di Confagricoltura Piacenza ed ex manager di lungo corso per importanti industrie agroalimentari. Confagricoltura Piacenza plaude ai risultati che l’azione sindacale di Confagricoltura sta ottenendo a livello europeo e al contempo esprime preoccupazione apprendendo che il professor Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute, ha firmato l’appello lanciato di recente alla Commissione europea per chiedere l’adozione a livello europeo del sistema “Nutriscore”. La direttrice per la sicurezza alimentare e dei mangimi e l’innovazione della Direzione generale salute della Commissione europea, Sabine Juelicher, ha spiegato che le nuove norme sull’etichettatura nasceranno dalla presa in esame di quanto già attuato in diversi Stati membri, tra cui l’Italia per latte e latte usato come ingrediente, carne utilizzata come ingrediente, carne di coniglio e selvaggina, riso, grano duro per la pasta, patate e pomodoro usato in alcuni prodotti a base di pomodoro. “Questa volta – spiega Casagrande – invece di arroccarsi e subire la diplomazia francese del Nutriscore, l’Italia si è mossa in anticipo, anche grazie all’incisiva azione di Confagricoltura e tra i prodotti segnalati ci sono tutti quelli già regolamentati a livello nazionale”. Questo non garantisce che per ognuno di essi ci sarà l’obbligo di origine, ma è un buon punto di partenza. La funzionaria europea ha dichiarato che se la trasparenza sull’origine sarà ben comunicata in etichetta sarà un vantaggio competitivo nel mercato globale. “La battaglia in difesa dei prodotti enogastronomici italiani prosegue – commenta Casagrande – l’Europa spinge per apporre il Nutriscore ai prodotti sugli scaffali, mentre l’Italia si oppone. Il motivo è semplice: buona parte delle eccellenze made in Italy risultano “da semaforo rosso” quando invece sono consigliate dagli esperti per seguire una sana alimentazione. Il Nutriscore è un approccio troppo semplicistico di etichettatura nutrizionale – rileva Casagrande – rischia di fuorviare il consumatore e penalizza i prodotti agroalimentari italiani. È un tema fondamentale e complesso e per questo bisogna approfondire e presidiare la questione in vista della proposta legislativa della Commissione europea. Noi tutti vogliamo contribuire a promuovere stili alimentari sani, ma l’obiettivo non può essere raggiunto apponendo un colore su un prodotto e distinguendo tra buoni e cattivi”. “Chiediamo al governo una presa di posizione sulla questione del “Nutriscore” – sottolinea Giansanti – la posizione assunta dal professor Ricciardi rischia di creare una situazione di incertezza che va subito eliminata. l’Italia è assolutamente contraria al sistema “Nutriscore, perché penalizza la Dieta Mediterranea che è tra le più salutari al mondo, come sancito a livello scientifico. Siamo convinti che il nuovo governo darà continuità alle iniziative politiche e diplomatiche per contrastare la strada al “Nutriscore” e sostenere il sistema alternativo definito in Italia”. “Il Nutriscore penalizza ingiustamente i prodotti della dieta mediterranea sana ed equilibrata – conclude Casagrande – perché classifica i prodotti destinati all’alimentazione sulla base dei contenuti di sale, grassi e zuccheri senza riferimenti alle quantità normalmente assunte e al regime alimentare. Da qui l’ingiusta penalizzazione nei confronti delle eccellenze del Made in Italy agroalimentare: dai formaggi all’olio d’oliva, per non parlare di salumi e vino; eccellenze tipiche tanto odiate dalle multinazionali che ne subiscono la concorrenza e che quindi preferirebbero un sistema di omologazione dei consumi”. “Abbiamo implementato tutti i protocolli sanitari, dalle analisi batteriologiche agli antibiogrammi, abbiamo ridotto l’uso di antibiotici, rinnovato tutte le stalle per la salute degli animali, ridotto i fertilizzanti, abbiamo instaurato l’economia circolare, rifatto e affinato le procedure Haccp nei caseifici dove abbiamo piastrellato tutto – tuona Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza – siamo i campioni del mondo di difesa dalla fame nel mondo in termini di benefici e qualità nutrizionali per le eccellenze che produciamo. Ci è stato chiesto di affinare produzioni, ridurre gli impatti; abbiamo prodotti eccezionali e poi ci raffrontiamo con queste prese di posizione espresse in barba alla scienza persino da chi ha una formazione scientifica. Non abbiamo più certezze su nulla, nel momento in cui organi dello stato sparano contro i propri concittadini e contro le proprie produzioni. Ne abbiamo davvero abbastanza di operare in un disastro simile – conclude Gasparini -. È ora di smetterla perché ne va della dignità di un popolo e degli investimenti fatti. Dov’era il professore Ricciardi quando nelle regioni virtuose abbiamo fatto i Psr legati allo sviluppo della qualità dei prodotti tipici nazionali? E dov’era quado le più belle famiglie italiane hanno investito milioni credendo nel proprio Paese? Non si può tornare indietro per un pallino ideologico”.