Confagricoltura Piacenza: l’indicizzazione aumenta la stabilità, ma la strada è la maggiore aggregazione del prodotto
Nella giornata del 6 novembre è stato trovato l’accordo tra le rappresentanze dei produttori ed Italatte per il prezzo del latte alla stalla a valere per il prossimo anno solare. Non siamo ancora in possesso di un documento ufficiale – commenta a caldo Confagricoltura Piacenza – con i dettagli di quanto pattuito, ma i contenuti principali dovrebbero essere i seguenti: l’accordo prevede la chiusura del prezzo dell’annata in corso ad una media di 40,5 centesimi il litro; nel dettaglio, per il 2019 si è stabilito quanto segue: da gennaio ad aprile verrà riconosciuto a pieno il prezzo indicizzato, con il recupero del prezzo del mese di aprile a 41,57 centesimi/litro. Con una integrazione di 1,57 cents/litro sui 40 cents pagati in acconto. Per il mese di maggio verrà riconosciuto un prezzo di 40,5 centesimi, quindi con il recupero di 0,5 centesimi al litro rispetto al pagamento effettuato di 40 cents. Per tutti gli altri mesi, da giugno a dicembre il prezzo concordato è di 40 centesimi. Per quanto riguarda il 2020, è stato mantenuto invariato l’assetto generale dell’accordo, cioè basato su di una indicizzazione dei prezzi con riferimento a due mercati: quello interno basato sulle quotazioni del Grana Padano e quello europeo basato sulla media delle quotazioni Ue a 28, il primo valore con un peso del 30% mentre il secondo del 70%. Per il Grana è stata fissata una fascia di oscillazione del prezzo che varia da 6,60 a 7,05 euro/kg. Per quanto riguarda la qualità sono state annullate le franchigie relative a grasso e proteine. E’ entrato poi nell’accordo il tema del benessere animale, che verrà valutato con il sistema CReMBA, con un punteggio minimo di 60. Dal primo agosto dell’anno prossimo chi non rientrerà in questo parametro subirà una penalizzazione sul litro di latte consegnato.
“Questo accordo tende a stabilizzare il prezzo in un momento di incertezza – commenta Filippo Gasparini presidente di Confagricoltura Piacenza -. Certo, non riconosce il grande lavoro degli allevatori perché non adegua il prezzo ai costi che ormai sono fuori controllo e incomprimibili”. “A ciò aggiungo la critica – gli fa eco Elena Ferrari presidente della sezione di prodotto Lattiero-Casearia – di considerare inqualificabile il legame tra benessere animale e determinazione del prezzo. Comporterà l’ennesimo aumento di costi, poi non riconosciuto dal prezzo, a carico dell’allevatore”. “E’ poi estremamente difficile – rimarca il presidente di Confagricoltura Piacenza – tener conto delle esigenze di comparti molto diversi come quelli dei formaggi Dop e dei latticini, l’unico modo sarebbe accrescere l’aggregazione favorendo la negoziazione della materia prima da parte di chi ha il possesso del prodotto, il che permetterebbe di differenziare i prezzi per ciascun sotto comparto e allo stesso tempo, con un obiettivo mutualistico, di riconoscere un prezzo mediato ai produttori a loro vantaggio finale”. “Ricordiamoci – concludono Gasparini e Ferrari – che il mancato possesso delle ‘quote formaggio’ da parte degli allevatori che producono il latte della filiera del Grana ne riduce il potere contrattuale accentuando l’effetto dell’offerta polverizzata”.