“Ancora tanti dubbi e, purtroppo, una sola certezza: l’aumento dei costi di lavorazione, in alcuni casi più che raddoppiati”. Questo lo scenario nel quale si stanno muovendo gli operatori della filiera del pomodoro da industria del Nord Italia in vista della definizione del prezzo della materia prima per la prossima campagna di trasformazione.
“La trattativa – commenta Confagricoltura Parma – ha avuto inizio, ma al momento ci sono poche certezze. Solo un dato è certo: l’enorme incremento dei costi di lavorazione legati ad energia elettrica, gasolio, mezzi tecnici e sementi. Alla luce di questo l’invito è alla massima prudenza. Vanno ben ponderati quantitativi e tempi di semina, magari considerando anche le buone performance di mais e soia per la coltivazione dei quali il rischio d’investimento è molto più basso. Se nella scorsa campagna del pomodoro da industria è andato tutto per il meglio, grazie ad una serie di fattori positivi che hanno permesso regolari conferimenti, non è detto che nel corso di una stagione non si verifichino problemi in campo. Dobbiamo essere certi che la filiera risponda solidale nel far fronte alle eventuali variabili perché i costi di lavorazione alle stelle che avremo quest’anno rischiano di minare la remunerazione delle aziende, se non saranno perfettamente calibrati sulle esigenze produttive. Si deve fare fronte comune, produttori e industriali, per concordare insieme una strategia da far valere sui mercati in relazione alla vendita nella Gdo”.
Da qui la richiesta affinché si definisca, al più presto, il prezzo del pomodoro per la campagna 2022. “Sarebbe un punto fermo – aggiunge Confagricoltura Parma – che consentirebbe agli imprenditori agricoli di fare le necessarie valutazioni ed attuare una programmazione efficace, come fu quella dello scorso anno, a vantaggio di tutta la filiera”. L’Emilia-Romagna è la regione leader in Italia per superficie coltivata a pomodoro da industria: all’incirca 27.000 ettari dei quali 4.500 nella provincia di Parma.
