Pomodoro da industria, il punto

Buoni parametri per la qualità e qualche incognita sulla quantità. Questo il punto della situazione per la campagna del pomodoro da industria nel bacino del Nord Italia con focus sull’areale parmense (4mila ettari coltivati ad oro rosso sui 39mila dell’intero bacino) a cura di Daniele Calza, presidente della sezione pomodoro da industria di Confagricoltura Parma. 

“La campagna – spiega Calza – è iniziata verso fine luglio, in linea con quanto accaduto negli ultimi anni. I conferimenti di materia prima negli stabilimenti sono stati costanti. Dal punto di vista qualitativo il brix appare buono (media ponderata 4,97) e lo scarto nella media, pari al 4,55%. Sono dati che testimoniano una campagna sin qui positiva”. 

Non mancano alcune preoccupazioni. “Ragionando in ottica di bacino del Nord Italia – aggiunge Eugenio Zedda, direttore di Confagricoltura Parmae referente del settore pomodoro per Confagricoltura Emilia-Romagna all’interno dell’Oi – l’alluvione in Romagna ha duramente colpito la produzione di pomodoro da industria, soprattutto nel Ravennate dove, causa la presenza per lungo tempo dell’acqua in campo, sono saltati diversi turni di trapianto. Questo potrebbe incidere sul raggiungimento degli obiettivi quantitativi a livello di bacino Nord Italia”. 

Meno pesante, invece, gli effetti del maltempo sul Parmense anche se le grandinate di fine luglio hanno comunque danneggiato il pomodoro pronto per la consegna in stabilimento in alcuni campi a Sud di Parma. 

“Così come accaduto con la grande siccità dello scorso anno, un problema che non dobbiamo dimenticare e per il quale servono ancora soluzioni come bacini ad uso plurimo per raccogliere l’acqua quando è disponibile – rimarca Confagricoltura Parma – anche quest’anno sono emerse incertezze, legate alle alluvioni e al maltempo, che ci dimostrano quanto gli eventi estremi incidano sulla programmazione produttiva che, in futuro, dovrà tenere maggiormente in considerazione una variabilità climatica sempre più imprevedibile”. 

Infine un’analisi dei costi. Quelli produttivi (in primis energia, gasolio e fertilizzanti) restano elevati, anche se più contenuti rispetto al 2022 quando si fecero sentire fortemente le conseguenze dello scoppio della guerra in Ucraina, a dimostrazione del fatto che la coltivazione del pomodoro da industria, specie se di alta qualità come accade in Italia, continua ad essere molto onerosa per i produttori perché richiede notevoli investimenti. 

“Da qui emerge l’importanza – conclude Roberto Gelfi, presidente di Confagricoltura Parma – di una filiera che, come accaduto durante la contrattazione 2023, deve dimostrarsi coesa e mossa da un senso di responsabilità nel voler tutelare un prodotto di valore e strategico per la nostra economia. La capacità di aggregazione del mondo produttivo, espressa nelle Organizzazioni di produttori, e l’attenzione alle problematiche del settore, dimostrata dalla componente industriale, sono la vera forza della filiera del Nord Italia che può affrontare con rinnovata fiducia le prossime sfide dei mercati internazionali”. 

Questo elemento è stato inserito in News. Aggiungilo ai segnalibri.