Peste suina africana: cresce la preoccupazione degli allevatori

Da sinistra Antenore Cervi; Roberto Gelfi; Andrea Cavazzuti, Giovanna Parmigiani; Rudy Milani e Lorenzo Raffaini.

“Siamo molto preoccupati. L’epidemia è in costante diffusione. I danni che la Peste suina africana sta causando alle aziende suinicole e di trasformazione iniziano ad essere molto ingenti in tutt’Italia”.

Questo il punto di Rudy Milani, presidente della Federazione suinicola nazionale di Confagricoltura, nel corso dell’incontro con i suinicoltori del Parmense promosso da Confagricoltura Parma, nella sede centrale di via Magani, in merito alla diffusione della Peste suina africana – malattia che non colpisce l’uomo, bensì suini e cinghiali – anche a seguito del primo caso riscontrato su un cinghiale in provincia di Parma, nel Comune di Tornolo.

“Come Confagricoltura – ha aggiunto Milani – stiamo chiedendo, in tutte le sedi possibili, un intervento straordinario che va al di là della semplice nomina della struttura commissariale per intervenire sul fattore scatenante che è il cinghiale.

Siamo coscienti del fatto che a favorire la diffusione sia soprattutto l’uomo tramite alimenti contaminati. A tal proposito, di recente, ne sono stati trovati a Udine, Padova e Napoli. Ma in generale è un problema un po’ in tutt’Italia perché il rischio elevato è che questi alimenti contaminati entrino, sempre più, in contatto con i cinghiali causando l’esplosione dell’epidemia”.

Da qui le principali richieste di Confagricoltura: “Chiediamo un contenimento della fauna selvatica importante e immediato. Non possiamo più aspettare oltre. E dove la Psa ha già colpito siamo a chiedere un intervento economico a sostegno delle aziende danneggiate perché rischiano, concretamente, la chiusura. Serve una volontà politica forte di intervenire in maniera efficace”.

Presente anche la componente di giunta nazionale di Confagricoltura Giovanna Parmigiani: “L’arrivo della Psa in Emilia-Romagna è molto preoccupante perché nella nostra Regione si concentrano molti allevamenti e buona parte degli impianti di trasformazione per una quota importante del Pil agroalimentare regionale. Sarà fondamentale tenere la Psa lontana da Parma e, a maggior ragione, dalla zona di Langhirano. A rischio ci sono le attività di allevatori, mangimisti e trasformatori e, in caso di misure restrittive anti diffusione, di un più ampio indotto che comprende anche attività agrituristiche e turistiche dei nostri territori. A Cuneo, dove sono stati duramente colpiti dalla Psa, hanno saputo fare squadra. A Piacenza si sta guardando al modello di Cuneo e stessa cosa si dovrebbe iniziare a fare anche a Parma. Fondamentale è la collaborazione tra allevatori, trasformatori, Atc, istituzioni, sindaci, Polizia provinciale e Carabinieri forestali”.

Nel corso dell’incontro hanno portato il loro contributo anche il consigliere regionale Emiliano Occhi, che ha aggiornato in merito all’attività svolta sul piano politico, il comandante della Polizia Provinciale Andrea Ruffini, che ha illustrato quelli che sono stati i provvedimenti messi in atto sino ad oggi in provincia di Parma, i referenti degli Atc, tra cui il presidente di Atc Pr 8 Maurizio Fanzini ed Antenore Cervi di Cia. 

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