La Nuova Pac (Politica agricola comunitaria), approvata pochi giorni fa dall’Europarlamento dopo tre anni di negoziati, entrerà in vigore dal primo gennaio del 2023. Sul tavolo per il periodo 2023-2027 ci sono 269 miliardi di cui 28 per l’Italia e considerando l’intero settennio 2021-2027 si tratta di 387 miliardi di Pac a livello comunitario, di cui 40 miliardi per l’Italia con un taglio per il nostro Paese nel periodo 2021-2027 del 15% in termini reali (cioè a prezzi 2018) rispetto alla precedente Pac.
Numeri importanti, che segneranno il futuro dell’agricoltura, di cui si è parlato questa mattina nel corso della 76ªassemblea di Confagricoltura Parma-Unione provinciale degli agricoltori, organizzazione agricola che conta 3mila aziende socie in tutto il Parmense.
Le risorse comunitarie, alle quali sarà affiancato il cofinanziamento nazionale, dovranno essere distribuite attraverso i Piani strategici nazionali di ciascun Paese destinando almeno il 35% del bilancio della Pac ed almeno il 25% dei pagamenti diretti a misure per la protezione dell’ambiente con sistemi di produzione innovativi.
“Siamo molto critici verso una Pac sempre meno economica e sempre più redistributiva – dichiara Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura -. Purtroppo a Bruxelles si è adottata una strategia che non tiene conto delle tante specificità italiane e non favorisce le imprese professionali. Durante la pandemia ci siamo resi conto di quanto sia necessaria un’agricoltura forte. Per averla bisogna investire sugli agricoltori professionali, coloro che hanno garantito e garantiranno cibo sicuro ed in quantità. A Parma i settori della zootecnia e del pomodoro da industria dovranno essere sostenuti per essere protagonisti sui mercati internazionali”.
“La nuova Pac – aggiunge Mario Marini, presidente di Confagricoltura Parma – chiede agli agricoltori, giustamente, un maggiore impegno per la sostenibilità ambientale, ma con risorse finanziarie in diminuzione. È mancata una sostanziale ed effettiva semplificazione delle regole a vantaggio degli agricoltori e delle amministrazioni pubbliche. Uno degli effetti principali è la forte riduzione, sin dal primo anno, del pagamento disaccoppiato che per alcuni comparti, soprattutto quello del pomodoro da industria e del latte bovino per il Parmense, rischia di essere fortemente penalizzante. Pertanto dovremo intervenire con altri strumenti per evitare penalizzazioni: serviranno una convergenza più graduale ed interventi specifici con ecoschemi, sviluppo rurale e pagamenti accoppiati.
L’attenzione è ora rivolta alla messa a punto dei programmi strategici nazionali per l’applicazione della nuova Pac che gli Stati membri devono inviare alla Commissione europea entro la fine del mese di dicembre. Abbiamo già proposto al ministero e alle Regioni, come Confagricoltura, di concentrare le risorse finanziarie sull’agricoltura professionale, quella cioè che produce per il mercato e crea occupazione”.
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