Il Ceta è un accordo che funziona

Il Governo si è detto pronto a procedere alla retifica del Ceta, l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada entrato in vigore in via provvisoria nel settembre del 2017. 

“L’Italia è molto pragmatica – ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, a margine del Consiglio Ue su agricoltura e pesca – e ci sono alcuni accordi, come il Ceta, che sono avviati e che stanno sviluppando alcuni elementi a vantaggio delle nostre imprese e produzioni mettendoci in condizione di competere meglio con le produzioni di altri continenti. Penso che accordi come questo possano vedere una discussione in Parlamento per metterci nella condizione di arrivare alla sottoscrizione”. 

Grande soddisfazione, per le dichiarazioni del ministro, da parte di Confagricoltura, a favore del Ceta sin dalla primissima ora. 

“Cinque anni fa, alla sottoscrizione dell’accordo tra Ue e Canada – sottolinea Roberto Gelfi, presidente di Confagricoltura Parma – la nostra organizzazione fu l’unica, dati alla mano, a difendere strenuamente la validità dell’intesa partendo da un principio cardine del nostro operare: quello di agire lontani da posizioni preconcette, che spesso sfociano nella demagogia, e prendere decisioni sulla base di un’attenta analisi dei dati. Le informazioni in nostro possesso dimostravano che da un accordo di libero scambio tra Ue e Canada tanti sarebbero stati i vantaggi per l’agricoltura italiana così come per le dop tipiche del Parmense, tra cui il Parmigiano che anche nel 2022 ha visto un incremento del 6,3% dell’export verso il Canada. Altri, in primis Coldiretti, prefigurarono invece uno scenario catastrofico con danni incalcolabili per il Made in Italy. Coldiretti organizzò manifestazioni di piazza contro il Ceta e promosse una delle tante petizioni comunali fuori tema, visto che su materie come il commercio estero i comuni non hanno alcuna competenza. Oggi, a distanza di cinque anni, possiamo dire che il tempo ha dato ragione a chi, come Confagricoltura, agisce nell’interesse delle imprese con l’intento di far crescere le aziende ed aumentarne la redditività visto che il Ceta si è rivelato positivo non solo dal punto di vista commerciale, ma anche nel contesto macroeconomico e politico”. 

“Gli ultimi dati relativi all’accordo Unione europea-Canada dimostrano che l’unica strada perseguibile per rilanciare l’export, in base a principi di reciprocità ed equilibrio tra le parti, è quella dei negoziati bilaterali – aggiunge il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti -. L’alternativa, in seguito alla difficoltà di intese regolate dalla Wto, finisce per essere quella dei rapporti di forza basati sull’imposizione di dazi e sulle inevitabili misure di ritorsione”. 

I dati sul Ceta

Secondo i dati forniti dalla Commissione europea alla scadenza dei cinque anni dalla firma dell’accordo, ci sono state significative ricadute per l’economia e per i consumatori: gli scambi bilaterali e bidirezionali di merci tra la Ue e il Canada sono aumentati del 31% negli ultimi cinque anni, raggiungendo i 60 miliardi di euro. Per l’Italia la crescita delle esportazioni verso il Canada è stata del 36,3%, toccando nel 2021 quota 7 miliardi. E il Paese è diventato la nostra decima destinazione al di fuori dell’Ue, con una quota di mercato che è salita da 1,03 a 1,16. Tra le voci più performanti dell’export tricolore figura proprio l’agroalimentare, con aumenti di oltre l’80% in cinque anni nell’ortofrutta trasformata e del 24% nel comparto bevande, alcolici e aceto, e del 20% in quello dei formaggi.

Non solo l’export di beni ha tratto vantaggio dall’accordo, che prevede l’eliminazione della quasi totalità dei dazi sulle merci, l’accesso preferenziale al mercato dei servizi e la collaborazione tra i firmatari per il riconoscimento delle indicazioni di origine protetta (le 41 tutelate dal Ceta coprono il 90% del fatturato annuo dell’export di prodotti a denominazione d’origine), nonché provvedimenti volti a facilitare gli investimenti, la reciproca partecipazione delle imprese alle gare d’appalto pubbliche e la mobilità dei lavoratori. Dal 2018 si sono registrati, infatti, significativi flussi di investimenti italiani diretti in Canada (in media annua, 500 milioni di euro tra il 2018 e il 2021, contro 153 milioni nel periodo 2014-2017). 

Questo elemento è stato inserito in News. Aggiungilo ai segnalibri.