Foraggi nel Parmense: ottima qualità dopo il primo taglio

Un’ottima qualità del fieno, con un lieve calo in quantità, ed un prezzo in aumento, mediamente del 20%. Queste le prime valutazioni, al termine delle operazioni di primo taglio, sulla campagna di fienagione 2022 nel Parmense. A tracciare un primo bilancio sono Alessandro Botti e Ferruccio Tedeschi, produttori e commissari della Sezione foraggi della Borsa merci della Camera di Commercio di Parma. 

“Nel Parmense, fortunatamente, non abbiamo registrato il deciso calo produttivo, anche del 20%, avutosi in Romagna – spiegano Botti e Tedeschi -. I terreni della Bassa, della zona a ridosso della via Emilia e della collina hanno fornito produzioni all’incirca come gli altri anni”. 

Fondamentale il bel tempo di metà maggio. “Si è partiti con gli sfalci intorno al 10 di maggio – spiegano Botti e Tedeschi -. Le temperature al di sopra della media, in quel periodo, hanno permesso di lavorare bene tanto che si è ottenuto del fieno di ottima qualità. Sul finire del mese di maggio il maltempo ha rallentato un po’ le operazioni, ma tutto sommato il bilancio è positivo”. 

Sul versante dei prezzi a fronte di un’impennata dei costi produttivi, in primis dei concimi e del gasolio, alla Borsa merci di Parma si registra un aumento del 20% rispetto al 2021 visto che si è passati dai 90-100 euro a tonnellata di un anno fa agli attuali 110-130 euro a tonnellata. 

Se a Parma ci si può ritenere abbastanza soddisfatti a livello nazionale le prime valutazioni non sono del tutto positive. Aife (Filiera italiana foraggi) parla, infatti, di uno sfalcio “deludente con rese fino al -20%” controbilanciate però da un “aumento delle quotazioni del 40%”. 

“La pioggia di fine aprile – valuta, su base nazionale, Riccardo Severi, direttore di Aife – ha dato una spinta produttiva a erba medica e a mix di graminacee anche se le rese non sono state all’altezza delle aspettative Dobbiamo infatti registrare una contrazione compresa tra il -10% e il -20%, a seconda degli areali interessati, rispetto agli standard che mediamente si attestano a quantitativi compresi tra i 100-120 quintali a ettaro. Buona comunque la qualità del prodotto, tant’è vero che stiamo assistendo a una buona commercializzazione con quotazioni che, a livello nazionale, rispetto al mese di giugno 2021 stanno registrando aumenti oscillanti tra un +35% e +40%. Valori che devono però fare i conti con costi di produzione che le tensioni internazionali dovute al conflitto ucraino hanno notevolmente aumentato creando condizioni di estrema preoccupazione, soprattutto se contestualizzate in ambito europeo”. 

Difficoltà si registrano nel resto d’Europa per problematiche dettate, oltre che dalle conseguenze della guerra in Ucraina, dai cambiamenti climatici con la siccità che, soprattutto in Spagna, ha ridotto notevolmente la produzione di erba medica. Analogamente la Francia sta facendo i conti con una contrazione produttiva e l’Olanda, oltre alle conseguenze della siccità e dei costi energetici, deve fronteggiare le conseguenze derivanti dalla tassa locale legata all’immissione del carbonio nei terreni. 

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