Addio al Marchese Gian Domenico Serra

 

Dopo una lunga vita dedicata all’agricoltura è mancato, all’età di 89 anni, il marchese Gian Domenico Serrache fu presidente nazionale di Confagricoltura dal 1977 al 1983 e presidente provinciale della nostra organizzazione agricola dal 1965 al 1977.

Fino agli ultimi giorni di vita è stato presente nell’attività dell’azienda di famiglia “Valserena” a Gainago di Torrile, azienda costituita nel 1879 e che in un secolo e mezzo ha visto avvicendarsi ben sei generazioni all’insegna della produzione del Parmigiano Reggiano “di sola Bruna” nel solco della tradizione, della qualità e dell’amore per un prodotto senza tempo che, nel 2005, ha visto la nascita, insieme ad altri allevatori di brune, del “Consorzio Disolabruna” al fine di valorizzare i prodotti ottenuti dal latte di questa particolare razza che, nella sua trasformazione, regala un sapore e una qualità unici.

Gian Domenico Serra non è stato solo uomo d’azienda – negli ultimi tempi affidata alla conduzione dei figli Giovanni, Antonietta e Niccolò –, ma anche una figura di primo piano e un punto di riferimento per il mondo agricolo a livello nazionale.

 

Il legame con Confagricoltura

 “Confagricoltura è la Casa naturale di tutto il mondo agricolo”. Furono queste le parole che Giandomenico Serra pronunciò nell’aprile del 2017 in occasione dell’inaugurazione della nuova sede, a San Pancrazio, di Confagricoltura Parma.

Partecipò in quel giorno di grande festa per gli agricoltori del Parmense, prendendo posto nella nuova aula delle assemblee e alla fine prese la parola – dopo gli interventi, tra gli altri, dell’allora presidente di Confagricoltura Parma Mario Marini, del presidente nazionale Massimiliano Giansanti e dell’attuale presidente di Confagricoltura Parma Roberto Gelfi – per ribadire il suo messaggio di unitarietà per il mondo agricolo.

Serra – come ricostruito in un’intervista a “Mondo Agricolo” del 2020 in occasione dei cento anni di Confagricoltura – fu alla guida nazionale dell’organizzazione agricola in un periodo di profondi mutamenti politici e di trasformazioni repentine del tessuto produttivo.

 

“Favorimmo – disse nell’intervista a Gabriella Bechi – l’affermazione di un nuovo modello di agricoltura con il passaggio dalla mezzadria ad altre forme di conduzione che aveva profondamente modificato il peso dei fattori di produzione, favorendo la crescita del ruolo dell’imprenditore e, di conseguenza, della manifattura”.

Anni in cui fare impresa agricola richiedeva investimenti importanti in un periodo nel quale la meccanizzazione non era ancora avanzata come lo è oggi e in una fase storica in cui era iniziata una forte competizione con i paesi extra Ue.

“Bisognava recuperare valore aggiunto agricolo, ridurre il più possibile lo spazio tra produttore e consumatore, puntare sulla tipicizzazione dei prodotti”.

Serra riconobbe il grande ruolo che ebbe, in quegli anni, la Comunità europea: “L’agricoltura non avrebbe potuto essere quella che è oggi, senza l’Europa. In quegli anni fu determinante il lavoro svolto dal ministro Giovanni Marcora con la costruzione di un mercato comune europeo in cui l’agricoltura avesse un peso significativo. A questo costruzione Confagricoltura partecipò con convinzione”.

“Perdiamo un uomo ed un imprenditore esemplare che ha lavorato in favore del settore primario con competenza, dedizione e onestà – il ricordo di Roberto Gelfi, presidente di Confagricoltura Parma -. In occasione di una recente visita nella sua azienda, ho avuto il piacere di dialogare con un vero signore della nostra agricoltura. Una persona lungimirante e di grandi valori grazie ai quali ha fatto crescere, insieme alla famiglia, l’azienda agricola Valserena a Gainago”. Ed il direttore Eugenio Zedda aggiunge: “Tutto il settore agricolo perde un punto di riferimento. Un imprenditore ed un sindacalista illuminato che ha fatto crescere l’azienda di famiglia e la nostra organizzazione agricola”.

 

Il ricordo del presidente Giansanti

“Giandomenico Serra – scrive Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura – è stato un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Confagricoltura. Ha guidato la nostra associazione in un periodo economico, sociale e politico estremamente complesso, tra il 1977 e il 1983. Anni in cui l’Italia viveva una crisi economica profonda, che faceva da sfondo ai primi segni di crisi di consenso della Democrazia Cristina, che – in quel periodo storico – rischiava il clamoroso soprasso da parte del Partito Comunista. Per non parlare del contesto socio-politico: quelli furono gli anni del terrorismo – rosso e nero – che culminarono con il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta.

Furono anni molto difficili, che diedero vita anche al famoso compromesso storico tra Dc e Pci, durante i quali però il presidente Serra fu sempre in grado di guidare Confagricoltura con una linea lucida e lungimirante.

Serra diede una svolta anche al modo di ‘fare sindacato’. Tra le cose che ricordiamo di lui, infatti, c’è sicuramente il concetto di sindacalismo d’attacco: ovvero ‘l’assunzione da parte della Confagricoltura di un ruolo di stimolo, di denuncia e di proposizione non possibile per altri; funzione possibile per la confederazione in quanto è forza politica, sì, ma libera da condizionamenti partitici’. Per l’epoca fu un concetto innovativo che sintetizzava la sua visione di un’organizzazione non solo difensiva, ma proattiva, capace di avanzare richieste e proposte concrete per il progresso dell’agricoltura italiana.

La presidenza di Serra, inoltre, si è caratterizzata per il famoso documento dei 10 punti. In un contesto politico complesso e in mutamento, il presidente ebbe la lucidità di capire che fosse arrivato il momento più adatto per intervenire nel dibattito politico per concorrere a determinare le scelte di programma del futuro decennio. Non solo a livello agricolo, ma anche a livello politico, nazionale ed internazionale.

E sotto questo punto di vista sono diventati una pietra miliare della nostra storia e della storia delle associazioni di categoria i ‘Dieci punti della Confagricoltura per il Governo’, resi noti nel corso dell’estate del 1979. Questo documento rappresentò un faro per l’azione della nostra associazione, influenzando profondamente le politiche agricole del tempo. Inoltre, toccava vari aspetti delle politiche nazionali, spesso con idee innovative. Quel ‘decalogo’ – che partiva dalla crisi energetica di quel tempo fino ad arrivare ai problemi legati all’inflazione – mantiene ancora oggi un’attualità anche dal punto di vista delle soluzioni proposte. Anche in questo caso, Serra confermava la sua capacità di visione, dimostrando sempre una straordinaria lucidità nel tracciare la linea da seguire.

Serra fu capace di interpretare e anticipare i cambiamenti del suo tempo. Lo fece anche capendo l’importanza crescente dell’Europa nel contesto agricolo ed economico. E non fu certamente un caso, infatti, il successo politico che riuscì a cogliere, insieme al suo predecessore Alfredo Diana, con l’elezione di quest’ultimo al Parlamento Europeo nel 1979 e successivamente alla Camera dei Deputati.

Il suo fu un modo di esercitare la leadership che ha saputo coniugare, con modernità, le esigenze del mondo agricolo con una visione politica spesso innovativa”.

 

Il presidente Roberto Gelfi, il direttore Eugenio Zedda, i dipendenti ed i collaboratori di Confagricoltura Parma esprimono le più sentite condoglianze a tutta la famiglia Serra.

 

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