Talk show “Agricoltura: sai davvero di cosa parli?”

Nel corso del talk show “Agricoltura: sai davvero di cosa parli?”, in una serata sold out, con la sala della Cineteca nazionale gremita di agricoltori e non, si sono piacevolmente confrontati il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti; Alberto Forchielli, imprenditore, economista, ma soprattutto voce “fuori dal coro” e Simona Caselli, assessore all’Agricoltura Regione Emilia-Romagna. Ha moderato l’incontro il presidente di Confagricoltura Bologna, Guglielmo Garagnani.

A servire l’assist iniziale è l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, che snocciola i dati del giorno, quelli del Rapporto agroalimentare di Unioncamere ER: boom del valore della produzione (+6,6%), industria alimentare (+2,9% il fatturato) ed export (+5,1). E asserisce: «L’agricoltura regionale è cresciuta del 20% in tre anni (Plv). Non finisce mai di stupirci». Un successo che va a braccetto con l’exploit del turismo legato alla food valley e alle eccellenze del territorio. A preoccupare, però, sono le dinamiche del commercio internazionale, i venti contrari dei dazi minacciati da Trump e «i paesi asiatici con la loro politica mercantilistica, sottolinea Forchielli, poi «Usa e Cina che hanno messo in atto una ‘guerra fredda’, con il paese del dragone che vuole diventare leader dell’intelligenza artificiale entro il 2025. È il momento di dire basta. Tuttavia, le potenzialità sul cibo sono enormi».

Si rivolge agli imprenditori in sala, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti: «Da sempre la nostra associazione di categoria crede nel libero commercio (appoggio al WTO), ma ci vogliono regole globali certe. Inoltre, i prodotti italiani nel mondo non hanno il riconoscimento adeguato. A noi manca la capacità di aggregare. E non riusciamo ad essere competitivi: è difficile stare in Europa con costi superiori a quelli degli altri paesi competitor. Gli occhi sono tutti puntati sull’export agroalimentare che aumenta, ma non si guarda invece alle quote di importazione di beni primari che sono lievitate perché la verità è che l’Italia non crede alla sua produzione primaria».

Mette la palla al centro il presidente di Confagricoltura Bologna, Guglielmo Garagnani: «L’obiettivo è rendere vincitori entrambi, agricoltura e agroalimentare». E Caselli incalza: «Dobbiamo muoverci come sistema paese». Ci scherza un po’ su Forchielli: «In Italia tutto è piccolo e rimarrà tale. Dobbiamo farcene una ragione. Ma in Cina il piccolo va bene; il più è arrivarci. Come fare? Invogliare i ragazzi italiani a studiare negli istituiti alberghieri e mandarli all’estero: è così che si fa crescere il food».

Giansanti invita a riflettere: «In Israele – pure essendo grande come una nostra regione -, i campi vengono concimati con l’aereo. Tutte le rese sono più alte delle nostre; il prodotto è omogeneo e il formato è quello richiesto dal mercato. I loro paesi competitor? Sono Spagna, Turchia e Marocco…». Quindi pone un quesito: “Vogliamo fare i sarti dell’alimentare o quelli che aspirano a sfamare la popolazione mondiale in crescita? Dobbiamo creare valore aggiunto per l’agricoltore. Confagricoltura sta lavorando a Bruxelles attraverso reti di alleanze con agricoltori tedeschi, spagnoli, francesi, …. Si ragiona per classi di imprese rappresentate».

A portare il dialogo su toni ironici e graffianti ci ha pensato Arianna Porcelli Safonov, scrittrice e autrice di monologhi teatrali. A lei il merito di aver fatto pensare e sorridere insieme, giocando su temi quali «la campagna è davvero amica?» e poi il mito del “terroir sauvage” per gli intenditori di vino e quelli che si millantano tali e ancora: il bio vero o falso».