SICCITÀ: MANCA L’ACQUA GIÀ IN MOLTE REGIONI.

Siccità: manca l’acqua già in molte regioni.

 

L’Italia sta soffrendo una grave crisi idrica ma la preoccupazione è soprattutto al Nord. La disponibilità di acqua è praticamente dimezzata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche gli invasi montani risultano al 20-30% della loro capacità, assolutamente insufficiente a sostenere i fabbisogni irrigui per tutta l’estate e la continua mancanza di piogge sta aggravando la situazione in quanto con l’avvio della stagione turistica e l’aumento di richiesta per uso potabile le zone di villeggiatura entrano in competizione con i fabbisogni agricoli.

In Emilia-Romagna è stato richiesto lo stato di calamità naturale e l’ARPAE (Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia  Romagna) con propria Determinazione dirigenziale ha disposto la sospensione dei prelievi dai corsi d’acqua nel territorio di propria competenza, regolamentando i prelievi e prevedendo uno specifico atto di concessione, corredato da un disciplinare sottoscritto dal concessionario, che lo obbliga a sospendere il prelievo quando la portata del corso d’acqua scenda al di sotto del deflusso minimo vitale o quando l’Amministrazione renda noto il divieto di prelevare acqua.

E’ pertanto vietato l’attingimento dai corsi d’acqua di seguito elencati:

Samoggia, Lavino e loro affluenti; Reno a valle della Chiusa di Casalecchio; Reno nel tratto a monte di Porretta Terme e dai corsi d’acqua affluenti del fiume Reno nel bacino montano; Savena, Quaderna, Gaiana, Zena e loro affluenti; Senio, Sintria e loro affluenti; Santerno e affluenti; Sillaro e affluenti; Silla e affluenti; Idice e affluenti; Vergatello e affluenti.

Si dispone inoltre che, al fine di facilitare l’attività di controllo connessa al divieto, gli utenti che prelevano a mezzo di pompe siano obbligati a rimuovere dal corso d’acqua la parte terminale delle apparecchiature di prelievo o nel caso di effettiva impossibilità, di comunicare al servizio le modalità di disattivazione in modo che siano effettive e facilmente controllabili; possano derogare dalla sospensione solo le seguenti tipologie di prelievo:

  1. le derivazioni ad uso consumo umano, finalizzate a garantire l’approvvigionamento idropotabile, che a norma delle vigenti leggi è prioritario rispetto a tutti gli altri utilizzi;
  2. i prelievi destinati esclusivamente all’abbeveraggio di animali da allevamento, in assenza di fonti alternative;
  3. prelievi destinati al lavaggio di materiali litoidi e comunque tutti i prelievi che comportano la restituzione pressoché totale dell’acqua prelevata in corrispondenza del punto di prelievo;
  4. i prelievi destinati alla sola irrigazione delle colture fruttiviticole, orticole e florovivaistiche destinate alla commercializzazione, fino a completamento dell’attuale ciclo produttivo; delle colture in fase di impianto, entro tre anni dalla messa a dimora a terra o in vaso; delle colture assoggettate al regime dei Disciplinari di Produzione Integrata ed ai criteri IRRINET (utenti IRRINET ad accesso registrato).

La violazione alle disposizioni del presente provvedimento, ivi compresa la mancata rimozione delle parti terminali delle apparecchiature di prelievo, è punita con sanzione amministrativa, ai sensi dell’art. 155, comma 2, della L.R. 21 aprile 1999 n. 3, e, in caso di reiterata violazione, con la revoca immediata dell’autorizzazione a titolo provvisorio o concessione.

Gli agenti accertatori e gli Organi di polizia competenti hanno il compito di far osservare le disposizioni del citato provvedimento.

Di fronte a questo scenario la sola scelta possibile è l’adeguamento degli invasi alle nuove mutate esigenze con l’adozione di un organico piano nazionale degli invasi, dando la possibilità di trattenere le acque meteoriche e soddisfacendo in questo modo sia le necessità agricole che ambientali.

La crisi idrica interessa il territorio in tutte le sue attività economiche e ci obbliga a riflettere sul futuro della risorsa acqua in modo sempre più insistente. L’acqua è un bene fondamentale e per la sua salvaguardia non è sufficiente qualche piccolo intervento locale frutto della lungimiranza di qualche amministratore pubblico illuminato ma è necessario un intervento organico complessivo a livello nazionale.

(S. Casini)