Operai ed Imprenditori agricoli: IL LAVORO AGRICOLO NEL 2020.

L’INPS ha elaborato le statistiche relative al lavoro agricolo nel 2020, sia per le imprese ed i lavoratori autonomi che per gli operai dipendenti.

Un interessante elaborato descrittivo del mondo agricolo attuale e delle reazioni dell’agricoltura nell’anno della pandemia.

Per illustrare i risultati della elaborazione statistica è opportuno premettere un accenno metodologico.

Dal punto di vista statistico si considera operaio agricolo dipendente colui il quale presta la propria opera manuale, dietro corrispettivo economico, per la coltivazione di fondi o allevamento di bestiame e per le attività connesse e ciò in favore di una azienda agricola; al riguardo si distinguono Operai a Tempo Determinato (OTD) e Operai a Tempo Indeterminato (OTI).

L’operaio “OTD”, definito a volte  anche bracciante agricolo o giornaliero di campagna, è d’ordinario assunto dall’azienda  per l’esecuzione di lavori di breve durata, a carattere saltuario per compiere una fase lavorativa o in sostituzione di operai per i quali esiste il diritto di conservazione del posto.

L’operaio “OTI”, chiamato sovente anche salariato fisso, è assunto con un contratto di lavoro nel quale non vi è prefissione del termine finale e cioè senza “scadenza”.

Si definisce invece come lavoratore agricolo autonomo, l’imprenditore agricolo che esercita un’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento di animali e attività connesse (art.1 del Decreto Legislativo n.228/2001); all’uopo si distinguono nell’ambito del lavoro autonomo di settore  alcune figure tipiche : Coltivatori Diretti, Coloni e Mezzadri e Imprenditori Agricoli Professionali.

I Coltivatori Diretti sono i proprietari, affittuari, usufruttuari, pastori e assegnatari di fondi, nonché appartenenti ai rispettivi nuclei familiari  i quali, direttamente e abitualmente, si dedicano alla coltivazione dei fondi, all’allevamento del bestiame ed allo svolgimento delle attività connesse.

I Coloni e Mezzadri (figura in via di estinzione, in ragione del divieto sancito con L. n. 203/82) sono i soggetti che svolgono attività agricola sulla base di rapporti di natura associativa, poiché interessati da contratti di mezzadria, colonia e soccida.

Sono infine Imprenditori Agricoli Professionali – IAP- coloro che, in possesso di conoscenze e competenze professionali, dedicano all’attività agricola di impresa, direttamente o in qualità di soci, almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavano dalle attività medesime, almeno il 50% del proprio reddito globale da lavoro (25% per le aziende ubicate in zone svantaggiate di cui all’art. 17 del reg. CE n.1257/99).

Ai fini statistici, l’azienda agricola autonoma è rappresentata dal lavoratore agricolo autonomo con figura di titolare. Esistono anche figure di collaboratori del titolare che lavorano nella stessa azienda agricola (unità attive in aziende  coltivatrici dirette e aziende assimilabili; l’azienda IAP non ha collaboratori come unità attive ai fini previdenziali).

La statistica INPS articola la divisione geografica del lavoro agricolo italiano in: Nord-ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria); Nord-est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna); Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio); Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria); Isole (Sicilia, Sardegna).

Per CISOA (Cassa Integrazione Speciale Operai dell’Agricoltura), sempre ai fini della statistica e per misurare l’occupazione agricola reale, si intende una prestazione a sostegno del reddito per gli operai agricoli dipendenti a tempo indeterminato di un’azienda agricola, semprechè svolgano annualmente almeno 181 giornate lavorative presso la stessa azienda. Il trattamento è concesso per un periodo massimo di 90 giorni nell’anno solare e spetta solo per giornate intere, ma non per la riduzione dell’orario di lavoro giornaliero (si ricorda che l’art. 14 della Legge n.223/1991 ha esteso il trattamento anche a impiegati e quadri di aziende agricole sempre  con contratto a tempo indeterminato, tali figure non rientrano nell’elaborato in commento).

Vediamo in sintesi i principali indicatori statistici del lavoro agricolo per l’anno 2020.

Aziende Datrici

Il numero di aziende che occupano operai agricoli dipendenti è passato da 184.303 nel 2019 a 183.057

nel 2020, con un decremento pari a -0,7%; nel quadriennio 2017-2020 il numero di aziende con dipendenti è nel complesso diminuito del -2,6%.

A livello territoriale la diminuzione più rilevante si registra in Abruzzo con un -3,0%; in controtendenza, si evidenziano segnali positivi per  la Sardegna (+2,0%) ed il Friuli Venezia Giulia (+1,7%).

In assoluto, il numero di operai agricoli dipendenti passa da 1.056.984 del 2019 a 1.049.336 del 2020, con un decremento di circa 7.600 lavoratori, pari a -0,7%.

La distribuzione territoriale degli operai agricoli dipendenti evidenzia come il Sud sia l’area geografica che, con il 37,0%, ha il maggior numero di lavoratori, seguita dal Nord-est con il 23,1%, dalle Isole con il 16,4%, dal Centro con il 12,7% e dal Nord-ovest con il 10,8%.

A livello regionale, nel 2020, il numero di operai agricoli dipendenti diminuisce, in modo particolare in Trentino Alto Adige (-5,1%), in Sardegna (-2,6%) ed in Friuli Venezia Giulia (-2,2%), mentre aumenta in Valle d’Aosta (+2,8%), in Umbria (+1,4%) ed in Campania (+1,4%).

Le regioni in cui si concentra il maggior numero di lavoratori sono la Puglia (16,1%), la Sicilia (14,1%), l’Emilia Romagna (9,4%) e la Calabria (9,3%). In termini di incidenza sulla popolazione totale  la Calabria è capofila con 5 operai agricoli ogni 100 abitanti (la media italiana è inferiore a 2 unità).

Interessante il dato circa l’età dei lavoratori agricoli; la classe d’età più presente nel 2020 è quella dei ‘50-54 anni’, in cui si trova il 12,1% dei lavoratori. Nelle classi d’età da 50 anni in poi si concentra più di un terzo del personale dipendente (33,9%), mentre il 22,4% dei lavoratori occupati ha meno di 30 anni.

Il dato desta un certo allarme poiché si conferma un costante invecchiamento degli addetti del settore. Diminuisce anche il peso del lavoro femminile: dal 2015 al 2020 si assiste ad un decremento della percentuale di donne sul totale dei lavoratori, dal 34,5% al 31,5%.

Impennata delle giornate di lavoro coperte dalla Cassa Integrazione (CISOA) che passano da 271.560 (nel 2019) a 1.450.074 nel 2020; interessanti 31.595 lavoratori (contro i 13.331 lavoratori del 2019).  Evidente l’incidenza del COVID.

Veniamo al settore proprio dei lavoratori agricoli autonomi: il numero di lavoratori agricoli autonomi (coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali e coloni, mezzadri) passa da 445.877 del 2019 a 441.179 del 2020, con un calo di circa 4.700 lavoratori, pari al -1,1%; tra le categorie di lavoratori autonomi  si assiste all’incremento delle sole figure IAP (Imprenditori Agricoli Professionali), che passano da 42.126 a 43.445, con un incremento pari a +3,1%.

Lo studio INPS dimostra come, dal 2015, si riscontri un decremento costante nell’ambito delle figure di Coltivatori Diretti, che passano dai 422.258 lavoratori del 2015 ai 397.518 del 2020 (-5,9%), ancorchè tali figure rappresentino, a tutt’oggi,  il 90,1% del totale  degli autonomi agricoli censiti nel 2020.

I coloni ed i mezzadri sono al lumicino, una mera testimonianza storica, si passa infatti dai 423 addetti del 2015 ai 216 iscritti INPS nel 2020, con una diminuzione complessiva pari al -48,9%.

Gli Imprenditori Agricoli Professionali, invece, evidenziano un trend in continua crescita, passando dai 33.341 lavoratori del 2015 ai 43.445 del 2020, registrano un incremento pari al +30,3%.

A livello territoriale nel 2020 più della metà dei lavoratori agricoli autonomi (50,5%) si trova nelle regioni del Nord. In particolare, il Nord-est è l’area geografica che, con il 28,1%, presenta il maggior numero di lavoratori, seguita dal Nord-ovest con il 22,4%, dal Sud con il 21,2%, dal Centro con il 16,7% e dalle Isole con il 11,6%.

Con riferimento alla distribuzione regionale, in Piemonte si concentra la maggior parte dei lavoratori agricoli autonomi, con 47.351 unità, pari al 10,7%, seguono il Veneto con 46.220 (10,5%), l’Emilia Romagna con 41.976 (9,5%) e la Lombardia con 41.969 (9,5%).

Nel 2020 si assiste alla diminuzione delle figure femminili, accertandosi la prevalenza maschile (66,8%), con 294.610 lavoratori; nel 2015 la quota di maschi era inferiore (65,2%).

Tra i lavoratori autonomi agricoli la classe d’età di rilievo nel 2020 risulta essere quella ‘55-59 anni’, con 62.752 lavoratori, pari al 14,2% del totale. Nelle classi d’età da 55 anni in poi si concentra il 47,4% dei lavoratori agricoli autonomi. L’età media dei lavoratori fa registrare un aumento, passando da 53,1 del 2019 ai 53,3 anni del 2020.

In valore assoluto cala anche il numero di aziende agricole autonome che passa da 354.923 dell’anno 2019 a 353.424 del 2020, con una lieve diminuzione, pari a -0,4%.

Nel periodo 2015-2018 il numero di aziende agricole autonome era viceversa aumentato di 5.790 unità, con un incremento pari a +1,6%. Secondo i dati 2020, se raffrontati al 2015, si registra un importante diminuzione delle aziende al Nord (sia Est che Ovest), una sostanziale stabilità al Centro ed una discreta risalita della aziende al Sud e nelle Isole.

A livello regionale, nell’ultimo anno, il maggior decremento si registra in Valle D’Aosta (-3,3%), Marche (-2,3%) e Liguria (-2,2%); mentre le regioni in cui si registra il maggior incremento sono Calabria (+2,7%) e Sicilia (+1,8%).

(M. Mazzanti)