Lavoro: l’Agricoltura si conferma volano anticiclico.
Diffusi dall’Istat i dati relativi all’occupazione italiana.
I dati relativi al primo semestre 2016, elaborati dall’ISMEA, confermano il buon andamento del settore agricolo.
Le statistiche attestano come sia in atto una tendenza positiva con una crescita degli occupati del 6,5% (rispetto al secondo trimestre del 2015), l’agricoltura riporta, in termini relativi, un risultato migliore di quello nazionale (+ 2%).
Secondo ISMEA, particolarmente significativo è l’apporto dalla componente under 35: i giovani che trovano lavoro nel settore agricolo sono, a giugno 2016, 16.200 in più rispetto al periodo analogo del 2015, e aumentano del 9,1%.
Rispetto al dato medio nazionale del 6,5%, l’occupazione agricola aumenta soprattutto al Nord (+ 9,4%), meno nel Mezzogiorno (+ 4,3%). In linea con il valore medio, la crescita del Centro Italia.
Interessante anche il dato relativo alla occupazione giovanile: il confronto con il dato nazionale è positivo, se per l’Italia la crescita del numero dei lavoratori con meno di 35 anni è stata del 4,5%, per il comparto agricola la crescita è stata del 5,9% per i lavoratori autonomi e del 7,1% per i dipendenti.
Bene anche l’economia rurale nel suo complesso, secondo ISMEA i dati Istat mostrano come nel secondo trimestre del 2016, a fronte di una crescita su base annua di 0,8 punti percentuali registrata dall’economia nazionale, l’agricoltura segna un aumento più marcato e pari all’1,8%, conseguendo nel trimestre un valore aggiunto che si attesta su 7,3 miliardi di euro.
L’Istat nel contempo ha sfornato i dati del mese di luglio 2016 e relativi a tutti i settori.
- A luglio la stima degli occupati cala dello 0,3% rispetto al mese di giugno (- 63mila), interrompendo la tendenza positiva registrata nei quattro mesi precedenti (+ 0,4% a marzo, + 0,5% ad aprile, + 0,2% a maggio e giugno). Il calo è attribuibile sia agli uomini sia in misura maggiore alle donne e riguarda gli indipendenti (- 68mila), mentre restano sostanzialmente invariati i dipendenti. Gli occupati calano nelle classi di età fino a 49 anni mentre aumentano tra gli over 50. Il tasso di occupazione, pari al 57,3%, diminuisce di 0,1 punti percentuali sul mese precedente.
- La stima mensile dei disoccupati a luglio cala dell’1,3% (- 39mila), dopo l’aumento registrato a giugno (+ 1,3%). Il calo interessa sia gli uomini (- 1,4%) sia le donne (- 1,2%) e tutte le classi di età, eccetto i 15 – 24enni (+ 23mila) ed i 25 – 34enni (+ 38mila9. Il tasso di disoccupazione scende complessivamente all’11,4%, in calo di 0,1 punti percentuali su giugno.
- La stima degli inattivi tra i 15 ed i 64 anni a luglio aumenta dello 0,4% (+ 53mila), dopo il calo registrato nei quattro mesi precedenti. L’aumento riguarda le donne a fronte di una sostanziale stabilità degli uomini. Il tasso di inattività risulta pari al 35,2% (+ 0,2 punti percentuali).
Per comprendere in genere i dati sulla occupazione, occorre ricordare come per l’Istat per occupati si intendano le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento:
- hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura;
- hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano
- abitualmente;
- sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi.
Per disoccupati si intendono persone non occupate tra i 15 e 74 anni che:
- hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive;
- oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.
Per inattivi si comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione.
Per l’Istat, poi, per tasso di disoccupazione si intende il rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento.
Per tasso di disoccupazione si intende il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro.
Per tasso di inattività si intende il rapporto tra le persone non appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento.
(M. Mazzanti)