Con recente comunicazione, resa pubblica il 7 giugno 2024, l’ISTAT ha diramato, aggiornando la serie storica delle rilevazioni, i valori dell’indice “IPCA al netto dei beni energetici importati”.
L’indice in commento è uno dei vari rilevatori che l’ISTAT utilizza per misurare i fenomeni inflattivi (che hanno un forte impatto sul livello dei prezzi dei beni e servizi destinati al consumo delle famiglie) monitorandone i processi, vuoi di aumento o di riduzione.
Il tasso di inflazione si analizza e valuta attraverso un indice dei prezzi al consumo che misura, nel tempo, le variazioni dei prezzi di un panel di beni e servizi, (paniere) che tende a descrivere, nel lasso temporale preso in esame, i consumi delle famiglie.
L’Istat definisce all’uopo tre indici dei prezzi al consumo tra loro diversi: per l’intera collettività nazionale (NIC), per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e l’indice armonizzato europeo (IPCA).
Diverse sono le caratteristiche e le finalità dei predetti indicatori anche se tutti gli indici si basano su un’unica rilevazione e sulla medesima metodologia di calcolo internazionalmente riconosciuta:
- l’indice NIC è inerente l’intero sistema economico italiano considerato unitariamente e misura l’inflazione valutando il nostro paese come se fosse un’unica entità; a livello di macropolitica l’indicatore NIC è, per il governo, il riferimento per la gestione delle politiche economiche;
- l’indice FOI è calcolato invece rispetto ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo ad un lavoratore dipendente e si usa per aggiornare i valori monetari (es. affitti, assegni dovuti al coniuge separato);
- l’IPCA, da ultimo, è utile per misurare e comparare l’inflazione a livello europeo ed è utilizzato per verificare la convergenza delle economie dei paesi UE (es. per l’accesso e la permanenza nell’Unione monetaria).
I vari indici hanno tratti comuni e tratti distonici; gli indicatori NIC e FOI si basano sullo stesso paniere, ma è diverso il peso relativo, attribuito a ogni bene o servizio; per il NIC la popolazione di riferimento è la popolazione del territorio nazionale, per il FOI la base è rappresentata dalle famiglie residenti che fanno capo ad un lavoratore dipendente.
L’IPCA condivide con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia da NIC e FOI poiché il paniere esclude lotterie, lotto e i concorsi pronostici.
Diversa anche la considerazione circa il prezzo dei beni e servizi, per NIC e il FOI si prende a riferimento il prezzo pieno di vendita mentre per l’IPCA si valuta il prezzo effettivamente pagato dal consumatore (es. per le medicine il solo costo del Ticket); l’IPCA peraltro considera anche le riduzioni temporanee di prezzo (saldi, promozioni, scontistiche d’uso).
Relativamente ai rapporti di lavoro in agricoltura è doveroso segnalare come, dal punto di vista delle dinamiche salariali e dei rinnovi contrattuali l’IPCA è concretamente l’indice previsionale cui le parti sindacali si rapportano, e valutano come riferimento, per la definizione delle parti economiche dei contratti collettivi sia per il livello nazionale che per il secondo livello provinciale.
Come effetto immediato e diretto dell’andamento dell’inflazione dell’ultimo periodo, che è per l’anno 2024 in diminuzione, rispetto agli indicatori previgenti, per il 2024 e il 2025, l’IPCA si è ridotto dal 4,9% (rispettivamente 2,9% per il 2024 e 2,0% per il 2025) al 3,9% (rispettivamente 1,9% per il 2024 e 2,0% per il 2025).
Si rammenta che nel comparto agricolo è stato recentemente rinnovato il CCNL quadri ed impiegati agricoli (scaduto il 31 dicembre 2023), come sono in corso le trattative per i rinnovi dei contratti provinciali di lavoro (CPL) applicabili agli operai agricoli e florovivaisti (scaduti al 31 dicembre 2023).
(M. Mazzanti)