Agricoltura ed occupazione – anno difficile

Le statistiche dell’’occupazione già l’anno scorso segnalavano un calo della forza lavoro agricola nel nostro paese; in particolare, gli operai agricoli, censiti dall’INPS, sono diminuiti (2021 su 2020) dello 0,7% (- 7.600 unità), così’ come i lavoratori autonomi sono scesi, nello stesso periodo, dell’1,1% (- 4.700 unità).

Sostanzialmente ininfluenti, nel complesso, i flussi autorizzati (per il 2021) per 69.700 lavoratori, alla luce della sempre più evidente rarefazione dei lavoratori disponibili sul territorio. La struttura del lavoro in Italia penalizza, oggi, grandemente le possibilità occupazioni “stagionali” tipiche del comparto agricolo e del settore turistico – alberghiero.

Pochi numeri rassegnano il fallimento delle politiche di promozione del lavoro: in Itala vengono erogati mediamente 3.000.000 di assegni per il Reddito di Cittadinanza, 2.000.000 di N.A.S.pI.; l’INPS eroga quasi 18.000.000 di pensioni, per tacere degli altri 2.000.000 di c.d. NEET (giovani che non studiano e non cercando una occupazione).

In sostanza, su 59 milioni di italiani, compresi i neonati, almeno 25 milioni risultano, quindi, a carico dei 23 milioni di italiani che lavorano; anche depurando il dato dai pensionati IVS, restano comunque circa 13 milioni di italiani inattivi, potenzialmente in età lavorativa (16 – 63 anni) ma che non lavorano.

Normative barocche, tese ad evitare in astratto il lavoro nero (art. 9 bis, c. 2, D.L. 510/1996 e s.m.i.), mediante comunicazioni “preventive” (Modello UNI.LAV), modulistiche kilometriche (v. la Denuncia Aziendale – D.A. in agricoltura di cui all’art. 5 del D.Lgs. n. 375/1993 e s.m.i.), inutilità conclamata dei Centri per l’Impiego (D.Lgs. n. 469/1997 e s.m.i.) incapaci di selezionare ed orientare il lavoro, inesistenza palese delle politiche attive del lavoro (ipotizzato da ultimo dal Jobs Act – D.Lgs. n. 150/2015), insufficienza della normativa sulla immigrazione (T. Unico – D.lgs. n. 286/1998 e s.m.i.), la demenziale abolizione dei “voucher” (D.L. 17 marzo 2017, n. 25).

Già oggi si sconta, ad esempio, in Emilia, un calo del 30% degli stagionali, compromettendo la raccolta nei vivai e nei campi investiti a fragole, stimandosi un deficit nazionale di almeno 100.000 addetti, in particolare dovuto al repentino calo degli ingressi di lavoratori dell’est europei, che ora prediligono il lavoro in Germania ed olanda grazie anche alle politiche premiali e di sgravio applicate in quei paesi.

(M. Mazzanti)