Con un voto schiacciante, il Parlamento europeo ha approvato nei giorni scorsi la riforma del sistema di Indicazioni Geografiche dell’Unione Europea, ovvero un rinnovamento sui prodotti alimentari, i vini e le bevande alcoliche Dop e Igp. Si tratta di un passo avanti di grande importanza per l’agroalimentare italiano, che vanta un primato in questo settore con ben 880 prodotti Dop e Igp e un fatturato di 20 miliardi di euro: un quarto del totale europeo, una cifra enorme che merita la necessaria considerazione.
Il sistema è nato nel 1992 e dopo oltre 30 anni necessitava di un aggiornamento. All’epoca il segmento dei prodotti protetti dall’Ig era molto di nicchia, oggi invece è un traino dell’economia agroalimentare europea, con ricadute positive sui territori di origine dei prodotti. Il giro d’affari continentale supera gli 80 miliardi di euro.
Saranno vietate le imitazioni e le evocazioni che danneggiano la reputazione dei prodotti Ig, quindi il cosiddetto italian sounding verrà fortemente ostracizzato dalla legge UE con benefici evidenti per i nostri marchi. Saranno inoltre implementate misure per contrastare la pirateria alimentare online e offline. L’Unione Europea si impegna a promuovere il turismo enogastronomico territoriale nelle zone con tante Dop e Igp. Le procedure per la registrazione e la modifica dei disciplinari di produzione saranno più rapide e snelle. Il sistema della qualità sarà tutelato anche nei casi in cui i prodotti Dop e Igp vengono utilizzati come ingredienti di altri prodotti alimentari.
La riforma presenta quindi dei passi importanti. Le nuove norme che dopo l’ultimo disco verde del Consiglio entreranno in vigore nella prima metà di aprile. Le principali novità il rafforzamento dei poteri dei consorzi di tutela che saranno in prima linea nello sviluppo e nella promozione dei prodotti Dop e Igp.
“Il nuovo regolamento parte dal criterio ispiratore – spiega Enrico Ceruti consulente viticolo di Confagricoltura Piacenza – che identifica i prodotti DOP/IGP quali una delle maggiori risorse di cui dispone l’UE perché il loro legame intrinseco ai produttori del territorio li rende uno strumento di valorizzazione economica e parallelamente di tutela del territorio medesimo”. Per la prima volta, la normativa europea mette insieme in unica fonte legislativa tutte le produzioni del mondo dell’agroalimentare, del vino e delle bevande spiritose Dop e Igp fornendo strumenti più efficaci per uno sviluppo competitivo del settore delle produzioni di qualità.
“La nuova riforma mostra dunque ricadute importanti anche nel settore vitivinicolo – prosegue l’esperto – Consorzi di tutela avranno la possibilità di redigere accordi di filiera anche in merito alla sostenibilità (art. 6 del regolamento). Saranno assicurate maggiore protezione per quanto riguarda il commercio elettronico e maggior tutela nella preparazione dei prodotti che utilizzano una DOP/IGP come ingrediente vigilando sull’’utilizzo improprio delle denominazioni. Il nuovo regolamento prevede specificatamente lo stop alla registrazione di menzioni tradizionali identiche o che richiamino nomi di Dop e Igp, come nel caso del Prošek: il vino croato che evoca il Prosecco italiano. Avremo maggiore certezza sui tempi di approvazione dei disciplinari che passeranno al vaglio della Commissione in casi particolari come le restrizioni alla concorrenza dei mercati, mentre altre modifiche di minor tenore e importanza saranno gestite a livello di ogni singolo stato membro. I Consorzi potranno determinare regole legate alla sostenibilità ambientale, economica e sociale, possibilità, questa, al momento prevista solo su base volontaria. È positivo e non banale – conclude Ceruti – che il percorso di approvazione abbia visto collaborare tutto il sistema italiano dei Consorzi di tutela e delle organizzazioni professionali di concerto con il MASAF. Una riflessione andrebbe invece fatta relativamente a tutte le possibilità di evidenziare la sostenibilità che nel tempo potrebbero tradursi in un appesantimento operativo e burocratico dato che ogni regola eventualmente inserita in un disciplinare diviene al lato pratico cogente per chi al disciplinare intende attenersi”.