Una stagione agraria battezzata dalla pioggia

“Si parte male” – commenta Fabio Azzali agricoltore di Piozzano che siede in Consiglio di Confagricoltura Piacenza. La sua mesta considerazione è in riferimento all’avvio campagna battezzato dalle piogge. Dopo una tregua attorno al venti di febbraio, il maltempo ha ripreso a imperversare anche in chiusura di mese.  “I terreni qui da noi in collina sono inzuppati e non si riesce ad entrare in campo. Le fertilizzazioni sui cereali autunno-vernini sono per lo più sospese, anche dove si è operato approfittando della finestra di bel tempo che il meteo ci ha concesso, non siamo sicuri di cosa potremo ricavare. Abbiamo rilevato asfissie radicali e sofferenze. Già le semine autunnali erano state eseguite su terreni non del tutto idonei perché bagnati dalle troppe acque dell’estate, tant’è che, per lo stesso motivo, alcuni campi non sono stati arati.  Ora il frumento è spuntato male. Bisognerà pur fare qualcosa, l’anno scorso abbiamo raccolto poco e niente, un altro anno così non potremmo sostenerlo”.

“Abbiamo difficoltà ad allestire le serre – incalza Massimiliano Libè che le sta mondando nella sua azienda a Sarturano – e abbiamo problemi con le semine, impossibili, degli ortaggi precoci, siamo nel fango per la raccolta di verze e carote”.

Confagricoltura Piacenza evidenzia che la situazione è particolarmente complicata in collina, sebbene in tutta la provincia sia caratterizzata da terreni troppo bagnati. “Sotto l’aspetto pluviometrico – spiega Ercole Parizzi presidente della Sezione di Prodotto Colture Industriali dell’Associazione – usciamo da un inverno bruttissimo. La stagione agraria del 2024 è stata pessima e ne stiamo iniziando una male.  Voglio però essere positivo, anche se l’inizio non è buono, saranno le prossime settimane quelle determinati per i cereali, speriamo dunque nella primavera”.

L’estrema ratio potrebbe essere quella di riseminare i campi troppo compromessi prevedendo, più avanti, altre colture, ma è un’operazione che fa saltare le programmazioni con impatti e costi produttivi enormi.

“Le difficoltà di operare a cielo aperto sono comuni a tutti – commenta il presidente di Confagricoltura Piacenza Umberto Gorra – ma la collina vive, o meglio sopravvive, in modo particolare grazie alla coltivazione dei cereali a paglia, la situazione diventa quindi davvero pesante. Per questi territori così delicati, la cui produttività non è paragonabile ai terreni di pianura, sarebbe utile prevedere aiuti e sostegni specifici che riconoscano l’azione di presidio del territorio che gli agricoltori esercitano in queste zone. Dove chiudono le imprese agricole, il territorio già fragile viene abbandonato a sé stesso con problemi di deterioramento, si pensi alle frane, che poi si scaricano anche sui territori a valle. Quest’opera di manutenzione diffusa, che passa anche attraverso l’ostinata volontà di coltivare i campi, andrebbe adeguatamente riconosciuta e incentivata”.

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