Rinaturazione del Po, arriva lo stop di Aipo

Nei giorni scorsi il presidente di Confagricoltura Piacenza ha avuto modo di incontrare a Piacenza, insieme al consulente agronomo Giovanni Marchesi, il direttore di Aipo (Agenzia Interregionale per il fiume PO) Gianluca Zanichelli, per affrontare due temi caldi del rapporto agricoltura e fiumi: il transito dei mezzi agricoli sugli argini e il progetto Pnrr di rinaturazione del Po.

“È stato un dialogo proficuo – commenta Gasparini – ho ribadito la nostra posizione secondo la quale i soldi del Pnrr vanno messi su ciò che conta e abbiamo condiviso l’importanza di rafforzare le arginature. Ho ricordato che ci sono emergenze anche per quanto riguarda la situazione degli affluenti e Zanichelli era informatissimo sui punti critici di Trebbia e Nure”.

Soddisfazione è stata espressa da parte di Confagricoltura Piacenza per la nota ufficiale del due ottobre con cui Aipo ha messo uno stop all’intervento di rinaturazione del Po sul quale l’associazione ha più volte manifestato una ferma contrarietà a tutti i livelli, condivisa e avvalorata anche dalla missiva che Confagricoltura Nazionale aveva inviato in merito ai ministeri competenti.

La nota di Aipo riporta testualmente che “Il procedimento, delineato dal nuovo articolo 14-bis, della L. 241/1990 e s.m.i., ha visto la sua scadenza il 24 settembre scorso (da considerare 25 settembre primo giorno lavorativo utile dopo la scadenza), evidenziando diverse e numerose criticità che ad oggi non consentono al soggetto attuatore di poter perfezionare la determinazione conclusiva e proseguire nell’attuazione dell’intervento”.  E precisa: “ In particolare: criticità di ordine generale sugli obiettivi del progetto, sul rapporto tra l’interesse contrastante di uso del territorio, in particolare nei confronti dell’agricoltura e della pioppicoltura; criticità di ordine procedurale, mancata espressione di pareri, e/o pareri contrastanti sulla medesima scheda/area d’intervento”.

“Un’importante conferma di quanto la nostra Organizzazione ha sostenuto fin da subito. – sottolinea Gasparini – La rinaturazione del Po è un progetto regressivo e potenzialmente pericoloso per la natura, che non va incontro in nessun modo alle esigenze del mondo agricolo. Un progetto che, è bene ricordarlo, impegnerebbe circa 357 milioni di euro, provenienti dal Pnrr e coinvolgerebbe oltre cento comuni del bacino padano. In generale – rimarca Gasparini – l’insieme dei progetti sembra non considerare come l’opera di rinaturazione del fiume non possa di fatto riportare il corso d’acqua a quando si muoveva libero in una pianura alluvionale, a meno di non considerare come alloctono e infestate l’essere umano stesso, in quanto i nostri territori sono stati antropizzati da millenni. Gli ettari in questione rappresentano non solo capacità economica delle imprese, ma ricchezza locale per le filiere produttive e per l’economia con impiego di forza lavoro”.

Il presidente degli agricoltori piacentini non manca di fare un riferimento a quanto dichiarato dalla Premier Meloni al festival delle regioni di Torino. “Abbiamo dato una visione unitaria con la gestione del Pnrr e con i fondi di coesione – ha detto Meloni il 3 ottobre – vogliamo dare il più possibile una visione unitaria e strategica”, e ha sollecitato ancora “dobbiamo riuscire a spendere al meglio tutte queste risorse: perché non ne abbiamo molte, perché ci sono moltissime cose da fare, ed è importante lavorare tutti assieme per rendere questa nazione più competitiva in un lasso di tempo breve”.

“Bene – rimarca Gasparini – se si deve procedere con progetti e che siano utili, si parta dalla radicale revisione della rinaturazione del Po. I fondi del Pnrr sono vincolati al raggiungimento degli obiettivi, per cui la mancata realizzazione di questo progetto pregiudicherebbe anche la realizzazione degli altri, ma lasciandolo immutato si palesa come uno dei molteplici tentativi di distruggere il nostro territorio, anche ambientalmente e soprattutto la sua capacità produttiva. Chiediamo ragionevolmente di rivedere il progetto in un’ottica completamente diversa destinando i fondi ad una più efficace gestione e regimazione del fiume stesso che possa consentire la convivenza tra ambiente e attività agricola, anche perché le terre demaniali in concessione lasciate agli agricoltori sono già ambiente e natura. Infine mi preme ricordare che i fondi del Pnrr sono un prestito e un debito che lasciamo ai nostri figli, non possiamo permetterci di sciuparli in investimenti inutili o perniciosi”.