L’Agenzia Interregionale per il fiume Po – Aipo – ha pubblicato l’avviso di esproprio ai fini di pubblica utilità di alcuni terreni e la revoca di concessione di terreni demaniali ad aziende agricole prospicienti il corso del fiume per poter dare avvio al progetto di rinaturazione previsto con i fondi del Pnrr.
L’AIPo, per conto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, MASE, è infatti soggetto attuatore dell’investimento 3.3 M2C4 del PNRR, denominato “Rinaturazione dell’area del Po” finanziato dall’Unione Europea. Dal giorno 28 agosto, per 30 giorni, presso la sede centrale di AIPo sonno depositati gli atti progettuali e la documentazione consultabile anche nel sito https://www.agenziapo.it/content/aipo-pnrr-progetto. L’avviso contiene anche l’elenco delle Concessioni demaniali che dovranno essere revocate.
Confagricoltura, a tutti i livelli, ha più volte manifestato una ferma contrarietà al progetto, che un anno fa aveva subito un arresto proprio con una nota di Aipo che riportava testualmente: “Il procedimento, delineato dal nuovo articolo 14-bis, della L. 241/1990 e s.m.i., ha visto la sua scadenza il 24 omissis evidenziando diverse e numerose criticità che ad oggi non consentono al soggetto attuatore di poter perfezionare la determinazione conclusiva e proseguire nell’attuazione dell’intervento”. E precisava: “In particolare: criticità di ordine generale sugli obiettivi del progetto, sul rapporto tra l’interesse contrastante di uso del territorio, in particolare nei confronti dell’agricoltura e della pioppicoltura; criticità di ordine procedurale, mancata espressione di pareri, e/o pareri contrastanti sulla medesima scheda/area d’intervento”.
Auspichiamo che nel mentre siano state introdotte migliorie ed approfondimenti indispensabili – sottolinea Confagricoltura Piacenza – difficilmente possiamo ravvisare nella notizia qualcosa di positivo e ribadiamo la nostra posizione.
“La nostra Organizzazione ha sostenuto fin da subito – sottolinea Confagricoltura Piacenza – che la rinaturazione del Po è un progetto regressivo e potenzialmente pericoloso per la natura, che non va incontro in nessun modo alle esigenze del mondo agricolo. Un progetto che, è bene ricordarlo, è destinato a impegnare circa 357 milioni di euro, provenienti dal Pnrr coinvolgendo oltre cento comuni del bacino padano. In generale – rimarca l’associazione– l’idea soggiacente sembra non considerare come l’opera di rinaturazione del fiume non possa di fatto riportare il corso d’acqua a quando si muoveva libero in una pianura alluvionale, a meno di non ritenere alloctono e infestate l’essere umano stesso, in quanto i nostri territori sono stati antropizzati da millenni. Gli ettari in questione rappresentano non solo capacità economica delle imprese, ma ricchezza locale per le filiere produttive e per l’economia con impiego di forza lavoro”.
L’Associazione degli agricoltori piacentini si interroga sull’auspicata gestione unitaria del Pnrr più volte rivendicata a livello governativo: “ci chiediamo davvero come questo progetto possa essere funzionale all’obiettivo di spendere al meglio risorse limitate in un lasso di tempo breve per rendere questa nazione più competitiva a fronte delle molte priorità evidenti”.
“I fondi del Pnrr sono vincolati al raggiungimento degli obiettivi, per cui la mancata realizzazione di questo progetto pregiudicherebbe anche la realizzazione degli altri – ricorda Confagricoltura Piacenza – ma se si deve procedere, si preveda una radicale revisione del progetto di rinaturazione del nostro piò grande fiume. Abituiamoci, come evidenziato dagli esperti in occasione del nostro evento di luglio “Forte come l’acqua”, a vedere il fiume come un’area vasta, non solo il corso d’acqua in sé, consideriamo le falde, il ruolo dell’agricoltura che le ricarica e gestiamo gli usi plurimi del fiume stesso. In Europa ci sono già degli esempi virtuosi, se non sappiamo fare di meglio, almeno copiamoli. Non diventi anche questo progetto – conclude l’associazione degli imprenditori agricoli – uno dei molteplici tentativi di distruggere il nostro territorio sia ambientalmente che deprimendo la sua capacità produttiva. Un terreno incolto e non gestito si presta all’invasione di specie infestanti aliene che soppiantano in breve tempo quelle autoctone. Gli esiti di questo abbandono sono stati evidenziati da sopralluoghi di agronomi esperti proprio in alcune aree lungo il fiume. Le terre demaniali lasciate in concessione agli agricoltori sono già ambiente e natura e una efficace gestione e regimazione del fiume stesso sono possibili e finalizzabili alla convivenza tra ambiente e attività agricola. I fondi del Pnrr sono un prestito e un debito che lasciamo ai nostri figli, non possiamo permetterci di sciuparli in investimenti inutili o perniciosi”.