Premio emergenza stalle: un segnale positivo, ma serve una strategia

“È stato raggiunto un primo importante risultato. Ringraziamo il ministro Patuanelli per essersi impegnato a raggiungere un accordo tra le parti, e tutta la filiera che ha colto la necessità di un’intesa capace di dare respiro agli allevamenti”.

Questo il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, alla sigla del protocollo di intesa tra le organizzazioni agricole, le cooperative, l’industria e la grande distribuzione per la salvaguardia degli allevamenti italiani.

“Siamo particolarmente soddisfatti che sia stata accolta la nostra proposta di rendere strutturale il Tavolo con un apposito decreto ministeriale che renderà permanente il dialogo e il confronto, nel comune interesse di superare le criticità e individuare ogni possibile iniziativa utile a sostenere il settore” – ha sottolineato Giansanti.

“È un primo passo significativo – spiega Alfredo Lucchini, presidente della sezione Lattiero-Casearia di Confagricoltura Piacenza – soprattutto per la costituzione del tavolo, mentre rimaniamo perplessi per la parte economica, che dovrà comunque essere recepita all’interno dei contratti e quindi bisognerà misurarne applicabilità ed efficacia. Non solo, riguardando il latte alimentare rischia di escludere il 90% del latte prodotto sul nostro territorio che, come noto, confluisce nella filiera Dop del Grana Padano”.

Con l’accordo di filiera, valido fino al 31 marzo 2022, gli allevatori potranno raggiungere il prezzo di 41 centesimi al litro, Iva esclusa. Il “premio emergenza stalle”, introdotto dall’intesa, è di 3 centesimo/litro. Un altro eventuale centesimo sarà integrato dall’industria di trasformazione o dalle cooperative nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima di 41 centesimi.

“La soglia massima indicata – rincara Lucchini – non copre nemmeno il costo di produzione. Il rischio quindi è quello di dare un punto di riferimento considerandolo un target, quando lo sforzo va teso a cogliere le potenzialità dei mercati e le reali possibilità di sviluppo delle aziende in grado di portare a remunerazioni decisamente più elevate ed adeguate al prodotto.  Se in una situazione emergenziale ogni aiuto è positivo, non creiamo dunque entusiasmi, anche perché c’è l’ulteriore rischio è di non avere corrisposte neppure le aspettative create, non essendo ancora chiaro il meccanismo per mezzo del quale i centesimi della Gdo per prodotti con latte interamente italiano risaliranno la filiera fino alle tasche degli allevatori. Purtroppo, la storia ci insegna anche che il mercato si adegua velocemente agli incentivi riassorbendoli. Perciò ribadiamo che è indispensabile lavorare sugli aspetti strutturali della filiera e della sua organizzazione. Dalla fine delle quote latte ad oggi la produzione di latte è aumentata portando il nostro Paese, da tradizionalmente deficitario, ad autosufficiente. Questa è un’opportunità che invece viene trattata come un problema. Tutti conosciamo bene le grandi potenzialità delle Dop Italiane e ci chiediamo come sia possibile andare a sostituire i cento miliardi di ‘italian sounding’ con prodotti Dop continuando a contingentarne le produzioni. Il tavolo – ribadisce l’allevatore di Confagricoltura Piacenza – può essere un aiuto ad un percorso inderogabile: ci aspettiamo che vengano esaminati i passi fatti dal dopo quote ad oggi dal sistema latte, che hanno portato alla situazione attuale e che si lavori per ottenere una distribuzione più equa del valore lungo la filiera. Anche i nuovi strumenti a sostegno dell’agricoltura, previsti a livello Ue, – prosegue Lucchini – dovranno incentivare ulteriormente forme di aggregazione e organizzazione. Oggi il comparto richiede un esame ad alti livelli ed assetti organizzativi, con adeguate infrastrutture come ad esempio nuovi centri di raccolta, adatti ad un mercato che punta deciso sull’export”.