Pomodoro: trattativa in stallo per l’atteggiamento incomprensibile della parte industriale

Ancora fumata nera per l’accordo quadro del pomodoro da industria mentre gli agricoltori stanno in queste ore procedendo comunque alle necessarie operazioni di campagna.

“La trattativa si è arenata non certo per la mancata responsabilità della parte agricola – commenta Marco Casagrande, direttore di Confagricoltura Piacenza – il mondo agricolo, che in questa trattativa è unito e concorda su considerazioni assolutamente concrete, non comprende l’attuale atteggiamento della parte industriale che rifiuta di considerare che a questo punto non ha più senso parlare di prezzo di riferimento dato che, di fatto, è già stato fissato sia a livello italiano che a livello mondiale dai due paesi nostri maggiori competitor, California e Spagna, a 150 euro la tonnellata”.

 L’associazione degli imprenditori agricoli ricorda inoltre che tale quotazione è la medesima ratificata e presa a riferimento per la campagna 2023 anche da parte di anche una delle più importanti realtà italiane di trasformazione del pomodoro, con oltre 500.000 tonnellate di pomodoro lavorato. La parte industriale ha invece più volte interrotto le trattative proponendo prezzi di riferimento fuori dal contesto, che non tengono conto né dell’incremento dei costi produttivi né delle altre quotazioni fissate a livello mondiale. “Non sono comprensibili le remore – prosegue Casagrande – nel considerare una base di trattativa a 15 euro al quintale nel momento in cui la Spagna ha fissato un siffatto prezzo di riferimento. Gli agricoltori del bacino del nord Italia mostrano già una mano tesa se si dichiarano disponibili a ragionare attorno a questa quotazione, dato che da sempre le quotazioni spagnole sono inferiori ai prezzi italiani e la Spagna non ha le invise e aleatorie tabelle qualitative che in corso di campagna, al lato pratico, si sono sempre dimostrate uno strumento a disposizione dell’industria per piegare ulteriormente il prezzo a proprio favore”. 

Confagricoltura Piacenza rammenta in merito che il prodotto italiano è riconosciuto top quality a livello globale e l’unico ad essere realizzato totalmente in regime di lotta integrata.

“Bene che si parli di responsabilità – rimarca Casagrande – anche se commercialmente è una leva che non funziona e mi domando perché la medesima responsabilità non sia stata dimostrata anche quando il prezzo di riferimento era sotto i 70 euro la tonnellata e gli agricoltori hanno continuato a produrre al limite di quelli che erano i costi di produzione. Dovendo fare considerazioni di tipo economico, perché è poi su quelle che si concertano i prezzi, ribadiamo che il mercato ha già stabilito un prezzo di riferimento, che i costi di produzione del pomodoro sono aumentati enormemente e che i prodotti a base di pomodoro al consumo hanno già registrato incrementi enormi di cui l’industria ha potuto usufruire. Non riusciamo a capire perché tutti si facciano fregio di utilizzare prodotto italiano, riconosciuto di qualità superiore e poi lo vogliano valorizzare meno di quello straniero. In tal senso, se anche si prendessero a riferimento i noti 150 euro a tonnellata, andrebbe rivista la tabella qualitativa che gli spagnoli non hanno”.

Confagricoltura Piacenza conclude plaudendo alle Op che in questa partita si sono mosse in modo coordinato, coerente e unito.

“Quello che ci si aspetta ora – conclude Casagrande – è che venga riconosciuto il prezzo già ratificato del mercato, ci auguriamo infine che non si voglia screditare la qualità di un prodotto eccellente e che per essere tale richiede capacità produttive, know-how e investimenti unici al mondo”.