Pac: la commissione Ue autorizza il passaggio dalla rotazione alla diversificazione già da quest’anno

Le aziende agricole potranno avvalersi, già dal 2025, della diversificazione colturale per assolvere alla BCAA 7 anche senza aver “chiuso” la rotazione del 2024.

La Commissione europea ha autorizzato un’ulteriore semplificazione della norma di condizionalità contenuta nella PAC che prevede l’obbligo di ruotare le colture seminate per evitare la monosuccessione.

Una norma, la BCAA 7, di difficile applicazione per le aziende agricole, fortemente criticata da Confagricoltura e già notevolmente semplificata nel corso di attuazione dell’attuale PAC, anche grazie al lavoro svolto in sinergia con il Masaf.

Il positivo chiarimento della Commissione fa seguito a una delle richieste che Confagricoltura aveva avanzato già lo scorso giugno, non appena firmato il decreto di attuazione del Regolamento di semplificazione della PAC e ribadita nel corso dei mesi successivi nei vari momenti di confronto con il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.

Si tratta di un importante provvedimento per le imprese sia dal punto di vista economico, sia da quello della gestione colturale, poiché consente una migliore programmazione colturale e della Domanda Unica 2025.

Si conferma, quindi, ancora una volta, l’importanza del lavoro che la Confederazione porta avanti per migliorare l’attuale Politica Agricola Comune e la sua complessa applicazione.

La rotazione consiste in un cambio di coltura all’anno a livello di parcella. Tale obbligo non si applica nel caso di colture pluriennali, erbe e altre piante erbacee da foraggio e terreni lasciati a riposo. Il cambio di coltura è inteso come cambio di genere botanico e, pertanto, non ammette la monosuccessione dei seguenti cereali: frumento duro, frumento tenero, triticale, spelta, farro. Ai fini del rispetto della norma, sono ammesse le colture secondarie purché coprano una parte significativa del periodo tra due colture principali rimanendo in campo per almeno 90 giorni.

La diversificazione consiste più semplicemente nel prevedere una diversificazione colturale, nel periodo compreso tra il 9 aprile e il 30 giugno, nel rispetto dei seguenti requisiti minimi: se la superficie aziendale a seminativo è superiore a 10 ettari fino a 30 ettari, la diversificazione si attua con la coltivazione di almeno 2 colture diverse sui seminativi. La coltura principale non deve superare il 75 % di detti seminativi; se la superficie aziendale a seminativo è superiore a 30 ettari, la diversificazione consiste nella coltivazione di almeno 3 colture diverse sui seminativi. La coltura principale non deve occupare più del 75% e le due colture principali non devono occupare insieme più del 95 % di tali seminativi. Si precisa che per “diversificazione colturale” si intendono: colture appartenenti a generi botanici differenti; colture appartenenti ad una specie diversa nel caso di brassicacee, solanacee e cucurbitacee; terreni lasciati a riposo; erba o altre foraggere (escluso il mais e il sorgo da foraggio, da insilato, ecc.). La coltura invernale e la coltura primaverile sono considerate distinte anche se appartenenti allo stesso genere. Il genere Triticum spelta è considerato una coltura distinta da quelle appartenenti allo stesso genere.

“Un ottimo risultato davvero – commenta la responsabile dei Servizi tecnici di Confagricoltura Piacenza, Susanna Franzini – Sia per aver riportato la diversificazione, sia per aver ottenuto di passarvi senza chiudere il cerchio del 2024. Una delle poche volte in cui si può parlare a ragion veduta di semplificazione”.