Nella norma sulla rinaturazione il grazie di Bruxelles agli agricoltori

“Con la rinaturazione l’Ue dà un’altra pugnalata agli agricoltori e alla gente” – commenta così il direttore di Confagricoltura Piacenza Marco Casagrande. La normativa europea sul ripristino della natura è stata approvata alcuni giorni fa dal Parlamento europeo. L’obiettivo dichiarato dovrebbe essere preservare gli ecosistemi che versano in cattive condizioni in tutti i Paesi e contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e biodiversità, migliorando la sicurezza alimentare. Ogni Paese membro dovrà ripristinare almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni (zone umide, foreste, fiumi, praterie sottomarine) entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. Fino al 2030 la priorità andrà accordata alle zone Natura 2000, vale a dire quelle che fanno parte della rete europea omonima di zone ad alto valore di biodiversità. I Paesi dovranno garantire che le zone ripristinate non tornino a deteriorarsi in modo significativo. Inoltre, dovranno adottare piani nazionali di ripristino che indichino nel dettaglio in che modo intendono raggiungere gli obiettivi.

“La nostra battaglia contro l’ideologia ambientalista di una certa Europa è molto lontano dall’essere conclusa – prosegue Casagrande – ci sentiamo anche presi in giro perché mentre la politica finge di annuire da un lato alle nostre proposte per cambiare una serie di norme e impostazioni che danneggiano la produttività dell’azienda agricola senza tutelare l’ambiente, dall’altro prosegue, sorda agli appelli degli agricoltori e va dritta per la sua strada senza sapere neanche dove andare. Come si fa a parlare di aumentare la sicurezza alimentare se si continuano ad abbattere le capacità produttive delle imprese con imposizioni assurde. Cento anni fa si bonificavano le paludi e si costruivano dighe ed argini per gestire le acque. Oggi si pretende di tornare indietro, succubi di una concezione che vede in definitiva l’uomo soprattutto come agente inquinante e deturpatore di un Eden di cui non è degno di essere custode. Gli agricoltori, che da sempre vivono in simbiosi con la natura preservando i terreni e il patrimonio zootecnico per assicurare cibo a sé stessi e alle generazioni future, sono esasperati”.

“La premessa basata sulla presunzione di colpevolezza dell’agricoltori è inaccettabile – rincara la dose il presidente Filippo Gasparini – l’agricoltura è per sua natura un atto di perpetrazione dei processi, eterna nei suoi cicli, invece ancora in Europa vige la vulgata che si distribuiscano sussidi al settore in cambio di vincoli, come la condizionalità, che ideologicamente dovrebbe preservare l’ambiente, ma che scientificamente non è provata e che in alcuni casi prevede addirittura norme che con l’ambiente non hanno nulla a che vedere. Uccidendo le imprese, allora sì che non ci sarà la gestione dell’ambiente e si tornerà alla rinaturazione, proprio come sta accadendo nelle nostre montagne dove i territori non gestiti stanno procurando disastri. Se la montagna frana, non è difficile pensare a cosa può accadere con un fiume non gestito e lasciato libero di andare dove preferisce. Ma veniamo al nucleo della questione: con questa norma non si potranno fare le opere di difesa. Si tratta di un’impostazione anti interventista che va addirittura oltre le assurde rigidità disposte dalla normativa acque e da noi già più volte denunciate. Non intervenendo più sui fiumi aumenteranno le stragi di persone come è già purtroppo successo. È una norma che di fatto mira alla distruzione di un Paese. Ci tocca spaventare gli amministratori e la popolazione – conclude Gasparini – pensate che se una legge così fosse già stata applicata, oggi non sarebbe possibile l’azione di laminazione delle acque che la Bonifica che sta facendo con la diga di Mignano. Se non ci fossero le opere di regimazione, con le piogge di questi giorni, sarebbero state alluvionate Villanova e Fiorenzuola. Un appello alla coscienza di questo Paese: non lasciamo l’Europa, e in particolare l’Italia, in mano a dei pazzi.  A noi, che siamo sul territorio, il compito di far sapere alla gente che con questa legge, che ha l’obiettivo di togliere gli argini e ripristinare le paludi, stanno di fatto programmando le prossime alluvioni. Ancora mi stupisco di come, con il grado di civiltà e istruzione che dovremmo avere oggi, come possa essere stato partorito un tale abominio, che in definitiva considera inquinamento un campo di mais e un patrimonio una malsana palude”.