Confagricoltura Piacenza: sul Ceta più luci che ombre per il settore primario
La perdurante crisi ha ulteriormente accelerato il percorso obbligato della globalizzazione dei rapporti commerciali. Nell’impossibilità pratica di riuscire a strutturare accordi funzionali tra Paesi diversi, che siano al contempo rispettosi delle identità, delle peculiarità di ciascuno, si stanno sempre più facendo strada gli accordi bilaterali. E in questo contesto l’accordo di libero scambio tra l’Europa e il Canada spalanca reali e interessanti opportunità commerciali alle aziende italiane che operano nell’agroalimentare e consente a migliaia di produttori di latte, vino, ortofrutta, olio ed altre eccellenze di riuscire, attraverso cooperative e strutture aggregate, a creare un importante valore aggiunto alle loro produzioni proprio grazie alle vendite sul mercato canadese. “La nostra linea è chiara: non c’è dubbio che il mercato dell’agricoltura italiana debba essere, necessariamente, il mondo” – sottolinea Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza. “L’apertura di nuovi mercati rappresenta una priorità imprescindibile per l’agroalimentare italiano che vede un mercato nazionale ormai ingessato da anni. È impensabile – prosegue Gasparini – difendere la nostra agricoltura arroccandoci nei nostri confini nazionali o europei, con posizioni di chiusura o di protezionismo, più intelligentemente è necessario adattarsi al mondo che cambia. Le nostre aziende fanno reddito anche e soprattutto quando riescono a commercializzare le proprie eccellenze in Paesi che hanno un numero di abitanti in continua crescita o un grande potere di acquisto, come appunto il Canada, che vanta uno dei più alti redditi pro capite al mondo”. L’accordo che l’Europa ha siglato tutela le regole di sicurezza alimentare europee ed è infondato pensare che, all’indomani dell’entrata in vigore dell’accordo, nel nostro Paese potranno essere commercializzati alimenti come la carne agli ormoni o prodotti con organismi geneticamente modificati. Analizzando poi i singoli comparti, va sottolineato che per il vino italiano, presente sul mercato canadese al pari di quello francese e quello americano, è prevista l’eliminazione completa delle tariffe, la tutela di tutte le nostre denominazioni e un generale miglioramento delle attuali condizioni esistenti. Per il settore lattiero-caseario, già oggi l’Italia è al primo posto per le esportazioni in Canada e con il Ceta può arrivare a raddoppiare le proprie vendite. Non solo, ben 11 formaggi Dop – tra cui il nostro Grana Padano – hanno ottenuto dall’accordo una tutela che prima non esisteva. Per quanto riguarda poi le importazioni del grano, va precisato che i dazi alle importazioni di grano duro dal Canada sono stati eliminati molti anni fa. L’entrata in vigore del trattato non muta di fatto nulla rispetto alle condizioni di ingresso di tale commodity nel nostro paese. “Per le importazioni dal Canada – rimarca Gasparini – siamo sicuri che verrà prestata la massima attenzione da parte degli organi di controllo proposti dallo Stato, al rispetto degli standard qualitativi e dei processi di lavorazione al fine di garantire la massima reciprocità. Ad oggi non abbiamo motivi di pensare che le nostre istituzioni non mantengano quale obiettivo imprescindibile la salvaguardia delle produzioni agricole e agroalimentari made in Italy. Ben vengano, dunque – conclude il presidente di Confagricoltura Piacenza – gli accordi che valorizzano le nostre eccellenze individuando nicchie di mercato sì, ma a livello globale”.
Gasparini Filippo – Presidente Confagricoltura Piacenza