Il Parlamento UE boccia la mozione che voleva impedire l’uso degli antibiotici per gli animali

Durante la plenaria del 15 settembre, il Parlamento europeo è stato chiamato a votare sul futuro della terapia antimicrobica negli animali.  Il voto ha deciso il respingimento della mozione 2021/2718 proposta dell’europarlamentare Martin Häusling lo scorso luglio ed approvata in via preliminare dalla Commissione ENVI del PE. La mozione avrebbe comportato una restrizione significativa dell’accesso agli antibiotici come medicinali veterinari per gli animali perché rigettava la proposta di regolamento delegato della Commissione europea chiedendone la riscrittura in base alle raccomandazioni dell’OMS per riservare la massima priorità agli antimicrobici di importanza critica esclusivamente per uso umano. Contro il rischio di un’approvazione sono state diffuse numerose petizioni e lettere inviate ai parlamentari europei da parte di diverse organizzazioni che si occupano di salute animale. Contro la proposta Häusling si è mobilitata anche ANMVI (Associazione nazionale dei medici veterinari) con una petizione sottoscritta pure da diversi associati di Confagricoltura Piacenza, in primis dagli allevatori che hanno levato gli scudi insieme ai veterinari con cui condividono la responsabilità di cura e benessere del patrimonio zootecnico. La proposta Häusling avrebbe seriamente compromesso la possibilità di continuare a curare gli animali con trattamenti antibiotici essenziali.  “È paradossale che si sia dovuto arrivare a sottoscrivere petizioni per difendere l’ovvio” – commentano Filippo Gasparini, noto allevatore di bovine da latte e presidente di Confagricoltura Piacenza e Giovanna Parmigiani, allevatrice suinicola piacentina e Componente di Giunta nazionale di Confagricoltura. “I medici veterinari sono impegnati a utilizzare con prudenza gli antibiotici insieme ai proprietari degli animali. Quando serve, quanto serve. Tra le 5 libertà del benessere animale c’è anche quella dalle malattie e dalle ferite. Essere curati è un loro diritto.  In stalla abbiamo tutte le procedure per una gestione ottimale, ma può succedere che gli animali si ammalino, così come accade anche a noi. Una polmonite può venire a chiunque e certe problematiche fanno parte della natura. Un’infezione post partum o a un piede può verificarsi anche in natura, oltretutto negli allevamenti c’è grande attenzione all’uso delle analisi, alla somministrazione mirata degli antibiotici e al monitoraggio della loro efficacia. Dovremmo lasciar soffrire a lungo, o peggio morire, un animale malato? Che gente saremmo?!” Ad avviso dei due dirigenti di Confagricoltura è svilente anche il solo fatto che professionisti come i veterinari debbano mobilitarsi per affermare la loro competenza e il diritto di autonomia professionale. “L’uso razionale degli antibiotici – proseguono Gasparini e Parmigiani – è un principio inderogabile. Nei nostri allevamenti siamo abituati a lavorare in tandem con i veterinari e la somministrazione è sotto il loro stretto controllo ed estremamente prudente. Condividiamo che, sulla base di dati scientifici, si riservino gli antibiotici di ultima generazione alla medicina umana, ma una cosa è lasciare priorità alle cure umane, ben altra è togliere strumenti fondamentali alla cura e al benessere degli animali”. Secondo Gasparini un altro segno della schizofrenia del sistema è anche il fatto che siano stati tolti dal mercato antibiotici a basso impatto. “Per contrastare le mastiti – precisa Gasparini – siamo abituati a protocolli di intervento che prevedono gli antibiogrammi per agire in modo mirato. Il fatto che sia stata tolta la possibilità di utilizzare, sotto stretto controllo medico, il Trimetoprim in associazione con il sulfametossazolo conferma che qualcosa non quadra e che certe decisioni vengono assunte non su base scientifica, ma sono condizionate nella migliore da logiche commerciali (che dovrebbero essere controllate) e nella peggiore da un disegno. È incredibile che siano stati ritirati”.

“Noi vediamo una strana volontà di demolire la scienza e usare del gran populismo – concludono i due allevatori -. Intere classi di imprenditori e di professionisti, tra cui anche quelli che questa volta si sono mobilitati con la petizione, si stanno rendendo conto che abbiamo dato in mano le nostre vite a un pensiero dominante che non ha più niente di scientifico. Scienziati e tecnici vedono sfilarsi l’egida delle cose. In questa presa di posizione siamo totalmente a fianco dei veterinari, così come siamo con loro tutti i giorni nelle nostre aziende. Pretendiamo che le decisioni che incidono sulla salute e il benessere degli animali, siano prese basandosi sui pareri scientifici e cercando un attento equilibrio nella protezione della salute umana e animale, nonché del nostro ambiente”.