Gestione Forestale: il seminario di Confagricoltura fa il punto su regole e autorizzazioni

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La sala Visconti di Confagricoltura Piacenza era gremita di operatori forestali lunedì sera sette novembre. Come ha voluto sottolineare Claudio Cervellati, responsabile nazionale del settore forestazione di Confagricoltura: “I boscaioli non ci sono più, oggi in bosco ci deve entrare solo l’operatore professionale, ed è questo che sono gli imprenditori agricoli della montagna che si prendono cura della gestione dei boschi e che effettuano professionalmente il taglio legna”.  L’esperto, nel corso della ricca esposizione, ha illustrato le dettagliate norme che regolamentano il settore: le domande di taglio si presentano sulla piattaforma regionale fedERa ed hanno validità biennale, l’attività forestale va pianificata e sarebbe bene presentare le domande di taglio a inizio autunno, perché possono subentrare complicanze burocratiche o meteorologiche che allungano i tempi. In base alla tipologia di bosco l’annata silvana ha diverse finestre di taglio e variano anche le superfici ammesse a rinnovo. “La roverella, il cedro, il carpino e il frassino si possono tagliare dal primo ottobre ad aprile – ha ricordato Cervellati – gli enti competenti possono però posticipare o anticipare di circa quindici giorni il periodo del taglio in base alle condizioni ambientali. Nelle zone Rete natura 2000, Sic e Zps i periodi di taglio sono generalmente inferiori, così come le superfici: massimo cinquemila metri quadri l’anno.  Nei boschi cedui semplici, invece, si possono tagliare massimo 8 ettari e nelle fustaie 2”. Cervellati ha sottolineato anche l’importanza del rispetto delle fasce boscate, ha messo a disposizione i modelli di cartellonistica che vanno esposti quando si aprono i lavori. “Dobbiamo esporre il cartello di cantiere della gestione forestale” – ha ribadito.

“L’impresa agricola può tagliare direttamente il proprio bosco – ha precisato Cervellati – ma nel prossimo futuro, con l’entrata in vigore del testo unico forestale, il taglio per uso commerciale potrà essere effettuato solo dall’operatore professionale, che può essere l’impresa o un conto terzi. Oggi, senza particolari qualifiche, ciascuno può tagliare in autonomia il proprio bosco sino ad un massimo di millecinquecento metri quadri per autoconsumo, ma il legname deve rimanere presso il proprietario”.  Si stanno intensificando i controlli della polizia forestale che verifica all’inizio della nuova annata silvana chi ha eseguito tagli per autoconsumo e se la legna è effettivamente presente. “Il coordinamento nazionale delle imprese boschive insieme a Confagricoltura e ai carabinieri forestali hanno sottoscritto una convenzione per lavorare sulla problematica del mercato sommerso e ripristinare una cultura forestale dal basso – ha sottolineato – le imprese agricole che professionalmente si occupano della gestione forestale e della commercializzazione del legname devono poter essere tutelate nei confronti della concorrenza sleale che erode margini e che troppo spesso non rispetta la sicurezza”.  L’articolato intervento ha poi visto passare in rassegna le opportunità offerte dal bando del Gal Ducato Parma e Piacenza Operazione 19.2.02 – “Azione specifica A.2.1.c “Superare la parcellizzazione del bosco: strumenti innovativi di gestione forestale” – II edizione e alcune riflessioni sulla tracciabilità delle produzioni. Le conclusioni dell’incontro, che è stato coordinato dalla responsabile dei servizi tecnici Susanna Franzini, sono state affidate al presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini che ha ribadito il fondamentale compito di presidio del territorio delle aziende agricole di montagna ringraziando i presenti sia della partecipazione sia della preziosa opera che svolgono quotidianamente. “Ben vengano i sostegni alle imprese di montagna – ha detto Gasparini – e alle forme di aggregazione che possano rafforzare e organizzare le imprese. Invochiamo l’aggregazione per filiere produttive come quelle del pomodoro e del latte, a maggior ragione può essere utile per certe attività come quella di gestione forestale che vede piccole imprese distribuite su vasti territori. Per quanto riguarda la certificazione delle produzioni – ha aggiunto – ha senso solo se si traduce in una maggior remuneratività, altrimenti è l’ennesimo costo. Le imprese di montagna – ha concluso il presidente degli imprenditori agricoli – meritano la riconoscenza anche degli imprenditori di pianura, perché è anche gestendo il territorio a monte che si preserva la pianura”.