Emissioni, Confagricoltura: bene voto UE che esclude stalle da norme revisione

“Con il voto di ieri sono state accolte le richieste di Confagricoltura a difesa del comparto zootecnico, escludendo gli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla Direttiva sulle emissioni industriali ed eliminando ogni ulteriore aggravio per gli allevatori di suini e pollame”. È il commento del presidente dell’Organizzazione, Massimiliano Giansanti, all’esito della commissione Agricoltura dell’Eurocamera, in merito alla proposta di revisione della Direttiva sulle emissioni industriali. Ora il voto passerà in commissione Ambiente. 

Confagricoltura ha seguito il dossier da vicino, lavorando insieme al Parlamento europeo e al Copa Cogeca, evidenziando l’insostenibilità dell’applicazione della direttiva sugli allevamenti, già fortemente provati da molte difficoltà che rischiano di compromettere irreversibilmente la produttività delle imprese agricole italiane.

“Riteniamo assurdo ed infondato paragonare gli allevamenti alle attività industriali – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, – dal momento che c’è un impegno forte da parte del mondo zootecnico nel dare una risposta ad una sempre maggiore richiesta di attenzione verso l’ambiente, che vede l’Italia primeggiare sul fronte delle tecnologie innovative e della sostenibilità, come peraltro dimostrano i risultati ottenuti rispetto alle emissioni di ammoniaca e gas serra che, negli ultimi 30 anni, si sono ridotte rispettivamente del 24% e 12% (fonte Ispra)”.

Anche Confagricoltura Piacenza esprime soddisfazione e ribadisce che l’attività agricola e quella zootecnica in particolare, sono troppo spesso ingiustamente al banco degli imputati perché non ne viene considerato il contributo positivo in termini di sequestro di carbonio e di apporto di sostanza organica ai terreni.

Per questo nei giorni Confagricoltura Piacenza ha anche plaudito al disegno di legge che istituirà il registro dei crediti di carbonio.

“Ci teniamo inoltre a rammentare – rimarca l’Associazione degli imprenditori agricoli – quanto efficacemente argomentato dal Professor Pulina ordinario di Etica e Sostenibilità delle Produzioni Animali all’Università di Sassari, presidente di Carni Sostenibili, l’associazione per il consumo consapevole e la produzione sostenibile di carni e salumi. “L’allevamento italiano dei ruminanti, del quale i bovini rappresentano di gran lunga la maggior componente – ha spiegato Pulina – secondo ISPRA, ha generato nel 2019 un impatto climalterante di poco inferiore ai 20milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. Se consideriamo gli assorbimenti di CO2 di pascoli, prati e dalle superfici silvane pascolate, sempre utilizzando prudenzialmente stime ISPRA, si arriva ad un pareggio con le emissioni. Pertanto, possiamo affermare che quanto emesso dai bovini italiani in termini di gas serra è compensato dagli assorbimenti della CO2 nelle superfici in cui essi pascolano o in cui si ottengono i foraggi”. Confagricoltura Piacenza ricorda che in tutte le attività umane, eccetto l’agricoltura, gli impatti ambientali sono commisurati alle emissioni che perturbano i sistemi naturali. in agricoltura e in zootecnia, invece, le emissioni sono compensate dagli assorbimenti che gli ecosistemi effettuano per cui ciò che importa è il bilancio netto fra le prime e i secondi. Nel nostro caso, come detto, con le metriche usate da ISPRA, allineate con quelle impiegate a livello internazionale dal IPCC, il bilancio dei ruminanti in Italia è a zero. Le stime ufficiali ci dicono che tutto il sistema zootecnico italiano impatta su clima per il 5% del totale nazionale, e i bovini non raggiungono il 4%. Dati analoghi li troviamo nei Paesi con allevamenti altamente efficienti, ma nel caso italiano abbiamo il dato risolutivo degli assorbimenti, che azzera di fatto questo contributo.