Alberto Grandi è professore associato all’Università di Parma. Insegna Storia delle imprese, Storia dell’integrazione europea e ha insegnato Storia economica e Storia dell’alimentazione. È autore di circa una quarantina di saggi e monografie in Italia e all’estero e venerdì 16 settembre ha accompagnato i numerosi intervenuti all’agriturismo Casa Rosa a Travazzano di Carpaneto in un excursus tra le pagine di uno dei suoi libri più noti, che ha anche dato il nome alla sua relazione, penultimo appuntamento, per il 2022, del ciclo A Cena Con La Scienza: gli appuntamenti di divulgazione scientifica in punta di forchetta organizzati da Confagricoltura Piacenza e Agriturist. “Denominazione di Origine Inventata” questo il titolo del libro e della relazione, che ha letteralmente smontato, anche divertendo, alcune delle più radicate credenze dello storytelling agroalimentare che vuole per ogni prodotto la sua storia antica, preferibilmente con un personaggio famoso che lo apprezzava, poco importa se artatamente adattata alle esigenze del marketing. Forte delle sue competenze di storico, Alberto Grandi cerca nei documenti il riscontro delle narrazioni e va così che il cioccolato di Modica non viene dagli Aztechi, perché questi non conoscevano lo zucchero e quindi non potevano fare il famoso cioccolato; che è documentato come Michelangelo si recasse personalmente a scegliere i blocchi di marmo nelle cave vicine a Colonnata, ma da nessuna parte sta scritto che “già che c’era, faceva scorta di lardo” e, per venire all’affar nostro, che il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano di oggi non sono per nulla simili al formaggio creato dalla sapienza dei monaci emiliani di mille anni fa, anzi, il Parmigiano Reggiano più simile a quello è il famigerato Parmesan prodotto nel Wisconsin, in USA. E quella meraviglia dolce e succosa che si chiama pomodoro di Pachino è un ibrido prodotto in laboratorio da una multinazionale israeliana delle sementi nel 1986.
“Ero stanco di questa narrazione per cui la cucina e i prodotti italiani si sono i migliori del mondo da sempre e quello che mangiamo oggi è figlio della cucina rinascimentale – ha raccontato Grandi – mentre gli italiani hanno mangiato poco e male per secoli, tanto è vero che la pellagra era diffusa, poi abbiamo mangiato tanto e male e solo negli ultimi anni mangiamo tanto e bene. Mi sono messo a raccontare la storia della cucina italiana sfatando questi miti. Se dovessimo mangiare quello che mangiavano i Gonzaga e i Farnese – ha proseguito Grandi – ci farebbe schifo, per un motivo tecnico: per le corti rinascimentali la cucina era anche un’ostentazione di ricchezza, si faceva un abuso di spezie rispetto alla nostra capacità di sopportazione, ma questo non serviva a coprire i sapori di una carne conservata male, perché non c’era frollatura; le spezie però erano il prodotto più costoso e abusarne era mostrare potenza. Quella cucina che si vorrebbe progenitrice della cucina italiana di oggi non ha nulla a che vedere con la realtà, perché la cucina moderna è fatta di semplicità e di qualità delle materie prime”.
Un altro esempio? “La pasta è simbolo della cucina italiana, ma è non sempre stato così. Arriva dagli arabi nel basso medioevo, poi scompare e ricompare a Napoli a metà del seicento per motivi di carattere economico. La pasta non nasce come piatto italiano, ma di una regione specifica e diventa piatto simbolo della cucina italiana dopo la grande migrazione italiana in America, da fine ottocento fino al 1915, dove gli italiani si trovano a scambiarsi usanze locali”. E la carbonara? “Portata dagli americani, a fine della seconda guerra mondiale, probabilmente mettendo insieme le uova liofilizzate e il bacon con la pasta che avevano conosciuto sul posto. La prova è che non esiste alcun ricettario prima degli anni cinquanta che parli della carbonara”.
Alberto Grandi ha svelato dunque come i tantissimi prodotti tipici italiani, gran parte dei piatti e la stessa dieta mediterranea sono buonissimi, ma le leggende di storia e sapienza che li accompagnano sono invenzioni molto più recenti. Lo strepitoso successo dell’industria gastronomica italiana è però figlio di un vero saper fare. “La mia tesi di fondo – ha concluso Grandi – è che l’ottima reputazione della cucina italiana nel mondo è cresciuta negli ultimi decenni grazie ad una serie di prodotti che hanno identificato il buon gusto italiano. Al pari della Vespa: efficiente, poco costosa, elegante, alcuni prodotti agroalimentari hanno imposto uno stile e sono simboli dell’italianità a tavola. Sono prodotti industriali di grande qualità che determinano un punto di riferimento a cui poi si affiancano piccole grandi eccellenze”.
E per restare in tema, la serata non poteva che concludersi con l’ottima cucina dell’agriturismo: a tavola la sostanza ha prevalso sulla narrazione. Nel piatto, cucinati con sapienza, i prodotti dell’azienda: dagli immancabili tortelli, alle verdure al galletto arrosto.
Gli appuntamenti di A Cena Con La scienza 2022 si concluderanno venerdì 30 settembre all’Agriturismo La Finestra sul Po (San Nazzaro – Monticelli) con il professor Filippo De Braud che parlerà di restrizione calorica nella terapia dei tumori.