Da Tomato World Confagricoltura lancia un monito alla filiera

Lambertini e Passanti: nella definizione del prezzo va considerata l’impennata dei costi di produzione

I riflettori di Tomato World puntano sul comparto del pomodoro da industria. Nella mattinata di giovedì 17 è intervenuto il presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Pomodoro da industria di Confagricoltura, Massimo Passanti che avendo ben in mente la fase della trattativa in corso ha sottolineato: “La filiera del pomodoro da industria è una di quelle che traina il Made in Italy e contribuisce alla bilancia commerciale. Esportiamo il 58% dei trasformati e siamo il secondo produttore mondiale. Gli imprenditori agricoli sono una parte di questa filiera. La produzione media del distretto del nord si attesta a 717,89 quintali/ettaro, lo scorso anno si sono prodotti mediamente 800 quintali in una campagna meteorologicamente perfetta”. Le premesse per questa campagna invece sono diverse a partire dalle scarse riserve idriche. “A preoccupare sono soprattutto i costi di produzione, molto più alti anche solo rispetto allo scorso anno. Si stimano aumenti recenti pari a circa 1200 euro/ettaro, per un costo produttivo globale attuale calcolato attorno a 8.200 euro per ettaro. Considerando la resa media produttiva andiamo a 105 euro a tonnellata, solo per la copertura dei costi”. Mentre la trattativa nazionale riscontra difficoltà oggettive, una riduzione delle superfici e la scarsità delle riserve idriche hanno spinto verso l’alto le quotazioni di riferimento negli accordi quadro nei Paesi produttori maggiori competitor. “In America il contratto è stato sottoscritto con un aumento del 24% rispetto al contratto quadro dello scorso anno. In Estremadura (Spagna) da 78 euro a tonnellata si è passati a 102, con rese attorno ai 1000 quintali/ettaro. Abbiamo bisogno di maggior valore – ha sottolineato Passanti – per tutelare questa filiera che vogliamo rimanga in equilibrio. Condividiamo insieme, all’interno della filiera, una programmazione che tenga conto di tutti questi fattori, consapevoli che abbiamo davanti una campagna difficile. I costi produttivi vanno considerati e spalmati lungo tutta la filiera, superando anche il tabù, se necessario, di aumentare i prezzi al consumo. Gli stock mondiali di prodotti alternativi al pomodoro sono abbastanza scarsi, mi riferisco a colture meno costose e meno impegnative come soia e mais. Gli agricoltori valutano da che parte andare per fare un po’ di reddito, ma sarebbe un peccato ragionare in questa logica”.

Nella tavola rotonda del pomeriggio dedicata proprio al contratto interprofessionale, Giovanni Lambertini, vicepresidente di Confagricoltura Piacenza e presidente della sezione di prodotto Pomodoro da industria di Confagricoltura regionale e provinciale, rispondendo alla domanda su quali strategie mettere in campo per far fronte all’incremento dei costi, posta del professor Paolo Sckokai, moderatore dell’evento, ha sottolineato: “L’aumento dei costi energetici ci colpisce pesantemente e il problema non sarà risolvibile a breve perché il Paese si è trovato impreparato a gestire la transizione, per cui è una zavorra che avremo per alcuni anni. Visto che la valutazione dei nostri prodotti dipende dall’andamento dei mercati, l’unico elemento su cui possiamo agire direttamente è quello dei costi. Credo – ha spiegato Lambertini – che bisognerebbe affidarci alla ricerca e alla scienza. Abbiamo mostrato che quando ci vengono offerte possibilità di nuovi strumenti tecnologici e scientifici li sappiamo valorizzare. Nel nostro contesto la prima possibilità a cui penso è la ricerca genetica. Sfruttiamo varietà più adatte alle nuove esigenze e più performanti che possano coniugare maggior produttività con maggior rispetto delle tematiche ambientali”.

“Il nostro pomodoro – hanno concluso i due dirigenti di Confagricoltura – è una coltura complessa, costosa e vulnerabile. Al supermercato, come più volte ricordato nel corso della giornata – troviamo bottiglie di passata a 0.50 centesimi/litro, un prodotto così impegnativo non può essere svilito utilizzandolo come referenza civetta, quando il riconoscimento di qualche centesimo in più ai produttori può fare la differenza per la sopravvivenza delle aziende e della filiera, anche in considerazione che con la nuova Pac avremo sempre meno margini di sicurezza in termini di benefici e maggiori oneri in termini di vincoli. La nostra è una filiera preziosa, dobbiamo tutti assumerci le nostre responsabilità. Abbiamo un know-how unico al mondo nella produzione e nella lavorazione del pomodoro da industria, abbiamo implementato certificazioni e standard di un prodotto che ha il suo futuro nei mercati esteri. A fronte di un calo dei consumi interni, valorizziamo la produzione nazionale nel mondo affrontando nuovi mercati e non inneschiamo, tra di noi, un pericoloso gioco al ribasso”.