Confagricoltura Piacenza preoccupazione per un eventuale depotenziamento dell’istituto zooprofilattico

Confagricoltura Piacenza esprime preoccupazione circa un possibile indebolimento del centro analisi latte dell’istituto zooprofilattico dalla sede di Gariga di Podenzano (Pc) a quella di Brescia. “Temiamo possa essere l’Inizio di un processo. Nonostante avessimo già ottenuto rassicurazioni da precedenti dialoghi – commenta il presidente Filippo Gasparini – oggi si fanno più pressanti le voci di possibili dell’accorpamento del laboratorio analisi presso la sede di Brescia.  Non vogliamo che si perdano pezzi del territorio. Continua così il processo di indebolimento delle provincie che noi denunciamo da tempo e questo è un altro tassello.  Sarebbe un duro colpo alla zootecnia da latte locale tanto più che non capiamo, in questo caso, le ragioni legate alle economie di scala e alle razionalizzazioni bensì chiediamo di considerare la logica della qualità e della tempestività del servizio.  Nel particolare, la nostra è una provincia che merita istituti ad hoc presenti sul territorio. Per gli allevatori, avere riscontri rapidi sulle analisi del latte significa indirizzare efficacemente l’attività di cura degli animali. Intervenire in modo puntuale su alcune criticità evita di allargare profilassi a gruppi di animali più ampi, permette una migliore qualità dell’attività produttiva e consente anche un più efficace monitoraggio del benessere animale. In allevamento da tempo abbiamo un uso estremamente razionale degli antibiotici, ma questo è possibile grazie ad uno stretto ed efficace monitoraggio della salute degli animali con interventi rapidi solo dove e quando serve. Anche un minimo rallentamento nella velocità e quindi anche non avere le analisi processate in loco, rischia di indurre a non investire più nella consulenza che in questi anni la dottoressa Norma Arrigoni e il suo staff hanno offerto agli allevatori accompagnando lo sviluppo della zootecnia da latte non solo. La dottoressa Arrigoni è da poco in pensione, a lei va la nostra gratitudine per il supporto e la collaborazione duratura e vogliamo che questo patrimonio che il centro eredita non vada sciupato”.

Secondo il presidente degli imprenditori agricoli il sistema pubblico e scientifico mostrerebbe in questa scelta una profonda contraddizione. “Agli allevatori si chiede l’uso mirato degli antibiotici e l’asciutta selettiva, per cui sono indispensabili velocità e destrezza negli interventi mirati, al contempo si sposta la processazione delle analisi, ma ogni secondo che passa dal prelievo alla cura è prezioso. Questa sarebbe una scelta che mina la credibilità delle richieste che il sistema fa agli allevatori”.

C’è poi il problema dei rapporti con la parte industriale, l’associazione ricorda che il latte è un prodotto deperibile e in caso di contestazioni sul ritiro è fondamentale avere riscontri rapidi delle analisi, pena dover buttare il prodotto, con grande spreco e costi. “Sarebbe compromesso un sistema rodato che avevamo costruito e difeso con la dottoressa Arrigoni ai tempi del pacchetto latte con le norme 852 e 854 che introducevano la catena dell’autocontrollo.

Confagricoltura Piacenza ricorda che a Piacenza vengono prodotti annualmente migliaia di tonnellate latte che confluiscono nelle più prestigiose filiere del lattiero-caseario tra cui spicca quella del Grana padano la dopo più diffusa al mondo. Si tratta di un comparto nevralgico per l’economia locale e non solo.

“Il mondo allevatoriale piacentino – conclude Gasparini – non è disposto ad essere sacrificato, mentre ci si riempie la bocca con la farmacoresistenza e il benessere animale si taglia così uno strumento fondamentale per il loro controllo. Così come abbiamo chiesto al capo dipartimento a Bologna, circa un mese fa, chiediamo che se ne prenda consapevolezza e che il centro resti a Piacenza”.