Confagricoltura: le nuove tecniche di selezione varietale fondamentali per produrre di più preservando l’ambiente

“Finalmente dopo la siccità, 55 giorni senza precipitazioni, e le gelate tardive, è arrivata la sperata pioggia” – esordisce così Ercole Parizzi, presidente della sezione di prodotto Colture Industriali di Confagricoltura Piacenza che fa il punto sulla prossima campagna.

“Credo che per i cereali a paglia la siccità sia riuscita a fare qualche danno, tutto sommato limitato, anche se lo potremo riscontrare solo più avanti.  Sui primi campi seminati a mais – prosegue Parizzi – abbiamo registrato alcuni danni da gelo, mentre per le semine programmate ad aprile la pioggia è caduta al momento giusto”.

Per quanto riguarda i prezzi, le colture di mais e soia si sono lasciate alle spalle un 2020 particolarmente positivo, favorito da ottime produzioni e da un andamento dei prezzi tuttora favorevole: ciò sta alimentando l’interesse per queste due colture primaverili-estive.

“La soia – sottolinea Parizzi – è quotata addirittura a 60 euro al quintale, ma il problema è che ora gli agricoltori non hanno scorte da vendere e dunque è solo un costo per chi ha la stalla e non un guadagno per chi la sta seminando, speriamo che le quotazioni tengano anche nel momento della raccolta. Nel breve periodo, le scelte di semina stanno comunque premiando mais soia e girasole”.

Nonostante, come indicato dai dati Istat, si stia riducendo la propensione a utilizzare le superfici a seminativi per coltivare cereali, le intenzioni di semina di alcune colture erbacee per l’annata agraria 2020-2021 indicano una previsione di crescita dell’1,6%, rispetto all’annata precedente, della superficie agricola destinata alla coltivazione di cereali. È un dato in controtendenza rispetto agli anni passati, caratterizzati da continue flessioni, di intensità variabile, dovute soprattutto alle basse quotazioni dei prezzi dei cereali e alle conseguenti erosioni dei margini di profitto sui costi fissi delle coltivazioni. Il 2020 è stato un anno di svolta soprattutto per il frumento duro, che ha mostrato, anche a livello internazionale, una crescita della domanda, non controbilanciata da un adeguato aumento dell’offerta, con la conseguente impennata dei prezzi. Si registra qualche interesse anche per la barbabietola da zucchero, ma i volumi sono ancora marginali. “La barbabietola, nel nord Italia aveva una grandissima tradizione – ricorda Parizzi – è una coltura ottima, anche per l’avvicendamento, avevamo le industrie di trasformazione sul territorio e una filiera che funzionava di cui è stata decisa la chiusura per scelte politiche assunte sulla base di dati mal aggregati e poco rappresentativi. Da produttore, auspico che si possa tornare a una nuova stagione, ma non vedo una ripresa nell’immediato”.

Sono diversi i fattori che vengono presi in considerazione per determinare le scelte in campo e riguardano l’innovazione tecnologica, che induce la riorganizzazione dei processi produttivi; l’evoluzione del mercato in termini di variazioni nella domanda e la maggiore concorrenza, in particolare sui prezzi, dei principali competitor.

“Per far fronte alle sfide e permettere alle aziende di rimanere competitive – conclude Parizzi – oggi non possiamo prescindere dagli strumenti che la scienza ci mette a disposizione per produrre di più avendo sempre cura della salute dei terreni e la salubrità delle produzioni. In tal senso le scelte varietali sono determinanti e in particolare, sarebbe un grave errore se rinunciassimo alle possibilità che provengono dalle nuove tecniche di selezione varietale e alla loro futura applicazione in campo. Le nuove tecniche di breeding non devono essere equiparate agli Ogm subendone, a distanza di anni, la stessa condanna ideologica”.