Benvenuto Ministro dell’Agricoltura e sovranità alimentare

“Ci uniamo, come sede territoriale, agli auguri di buon lavoro al neo ministro dell’Agricoltura e sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, espressi a nome di tutta Confagricoltura dal presidente nazionale Massimiliano Giansanti. Siamo certi che condividerà con il mondo agricolo il ruolo strategico dell’agricoltura per l’economia del Paese. A tutta la squadra di Governo vanno gli auguri di un proficuo lavoro. Le insidie dettate dai mercati e dalla situazione geopolitica in atto sono sfide importanti a cui è necessario dare risposte concrete e immediate, ma anche di pianificazione strategica” – Così Filippo Gasparini presidente di Confagricoltura Piacenza sul nuovo esecutivo appena insediato.

Il dibattito sul concetto di “sovranità alimentare”, rileva Confagricoltura Piacenza, si è riacceso proprio con la scelta dell’inclusione di questi termini nella denominazione del ministero dell’agricoltura. L’associazione degli imprenditori agricoli, tuttavia, ne parla da tempo. “Lo ribadiamo – sottolinea Gasparini – per noi perseguire la sovranità alimentare non ha nulla a che vedere con rigurgiti nostalgici di agricoltura passata o, ancor peggio, con accezioni autarchiche. Per la nostra associazione il concetto è legato al rafforzamento del sistema agricolo e della nostra economia agroalimentare, alla capacità di produrre per tutti cibo sano in quantità sufficienti e a prezzi adeguati. Bene dunque che ci sia un riferimento esplicito nella denominazione del ministero. I nomi definiscono la realtà, ma è ancor più importante che non si tratti un’operazione di maquillage. Nel fare i nostri auguri al Ministro abbiamo dunque già una prima richiesta: che al cambio di denominazione seguano i fatti, perché il nostro Paese ha da tempo un deficit strutturale per quanto riguarda la produzione agricola.  I fatti, per noi, sono eliminare i tabù degli ultimi trent’anni”.

l’Italia non può avere un’indipendenza alimentare in senso stretto perché non ha risorse sufficienti, a partire dalla scarsità di terre agricole e non deve neppure essere quello l’obiettivo. Il presidente di Confagricoltura Piacenza rimarca l’importanza dei mercati aperti per dare forza alla nostra industria agroalimentare e la necessità di aumentare la competitività delle filiere agricole avvalendosi di tutto quello che la tecnica può mettere in campo. “La sovranità alimentare non può prescindere dal multilateralismo dei rapporti commerciali con gli altri Paesi di cui siamo sia importatori, ma anche esportatori con il nostro made in Italy. Non è un’impostazione autarchica quella che vogliamo, ma è negli equilibri tra import ed export e nella valorizzazione delle capacità produttive che chiediamo un cambio di passo. Il multilateralismo degli approvvigionamenti non riguarda solo le materie prime, ma risponde anche alle necessità sia di avere carrelli della spesa ricchi, sia di reperire tutti i fattori della produzione agricola, siano materie prime per mangimi, macchinari, concimi o semplicemente know how. La grande forza di tutta la filiera agricola e della trasformazione agroindustriale italiane sono sempre state il dinamismo e la capacità di trasformazione, anche partendo da risorse che non abbiamo. Qualche esempio: non siamo autosufficienti per soia, concimi, non abbiamo tutti gli approvvigionamenti di sementi e non abbiamo tutta la ricerca che dovremmo avere. Le industrie di trasformazione non hanno latte sufficiente, eppure sono in grado di creare ottimi prodotti”.

Ricordando che l’innovazione di oggi è la tradizione di domani, guardiamo, due esempi eclatanti: il pomodoro da industria e la produzione di kiwi di cui siamo divenuti esportatori mondiali, ma che non sono prodotti originari del nostro territorio. “Per raggiungere la sovranità alimentare – rileva Gasparini – dobbiamo guardare avanti, ai mercati aperti e all’innovazione. Servono gli strumenti come le nuove tecniche di selezione varietale (Tea) per fare fronte all’esigenza di incrementare la produttività anche con condizioni climatiche mutate”.

Da questa complessità, nota Confagricoltura Piacenza, così come dall’interdipendenza con gli altri Paesi non possiamo prescindere, altrimenti si blocca l’economia. “Il nostro concetto di sovranità alimentare non può prescindere dal profitto degli imprenditori agricoli e dall’adeguata remunerazione dei prodotti. Inoltre – precisa il presidente degli imprenditori agricoli – è strettamente connesso all’obiettivo di rafforzare il sistema agricolo, cosa che migliora la bilancia commerciale, ma per farlo bisogna abbandonare logiche prettamente microeconomiche e invertire la storia degli ultimi trent’anni in cui si è fatto di tutto per indebolire la nostra forza nel settore primario. Che non si prendano a riferimento certi Paesi che sbandierano la propria sovranità alimentare a discapito dei propri agricoltori”.

Per perseguire gli obiettivi racchiusi nel nome del nuovo ministero è necessario un cambio di rotta che Confagricoltura Piacenza auspica e di cui attende gli esiti. Manca terra: deve fermarsi immediatamente il consumo di suolo. Vanno ridotte tutte le misure ambientaliste che impediscono l’attività con questioni non scientifiche: tipo il tabù sulle produzioni animali a cui si attribuisce troppa responsabilità rispetto agli inquinamenti. Un capitolo importantissimo riguarda il rifacimento del piano irriguo con l’abbattimento dei tabù relativi alla costruzione di grandi strutture e infrastrutture a cui non si mette mano da settant’anni. “Chiediamo di togliere lacci e lacciuoli inutili negli iter autorizzativi – sottolinea Gasparini -. Una delle cose più importanti è rivedere l’impostazione della Pac. Così com’è porta alla decrescita e penalizza soprattutto lo sviluppo dell’agricoltura italiana: perché è infarcita di ambientalismo anti produttivo e perché ha fatto di tutto per cambiare modelli e processi che erano espressione di una forza produttiva. Ad esempio: in zootecnia si sta demolendo tutta la nostra libertà d’impresa, la stessa cosa si sta verificando anche nelle coltivazioni, con azioni che hanno indebolito il nostro patrimonio, soprattutto hanno indebolito la fiducia degli allevatori e la posizione degli allevatori nella società. La vera sovranità deve essere quella sui modelli e sui processi. Se al cambio di denominazione seguirà l’azione politica, lo vedremo nel contrasto agli eco-schemi, perché il non coltivare non esiste nel nostro Dna, così come non esiste che si piantumi su terreni coltivabili, perché è “falso ambiente” e tra l’altro, venendo al nostro territorio, le superfici boscate sono esuberanti rispetto alle aree coltivabili”.

“Lo ribadiamo – aggiunge Gasparini – l’agricoltura ha possibilità, inespresse gli agricoltori hanno le ali tarpate e potrebbero tranquillamente produrre il 20-30 per cento in più. Per perseguire la sovranità alimentare occorre che si metta mano a quanto blocca questo potenziale, a capitoli su cui nessun ministro, negli ultimi cinquant’anni, ha mai avuto l’ardire di cimentarsi: un piano di politica agraria che preveda sistemi di governo della produzione con l’organizzazione dell’offerta dei prodotti agricoli, l’implementazione dei sistemi organizzativi agricoli con meccanismi rafforzativi della parte agricola per la formazione dei prezzi, in generale, la revisione degli equilibri tra agricoltura e industria e nei casi previsti, alla luce del regolamento delle dop”.

In conclusione, Confagricoltura Piacenza chiede una chiara manleva nei confronti di un settore che, al netto dei giusti controlli e delle corrette limitazioni, ha bisogno come non mai di essere libero perché, di fatto, è uno dei pochi processi fondamentalmente biologici, naturali e virtuosi nel bilancio impatto-benefici ambientali e tutto ciò a fronte di un’importanza strategica che può essere la cifra della nuova era.