Aperto il Bando regionale per la pioppicoltura ordinaria

Con il bando 8.1.03 “Arboricoltura da legno – Pioppicoltura ordinaria”, la Regione Emilia Romagna mette a disposizione 600.000 euro per la realizzazione di pioppeti, con preferenza per impianti che prevedono l’impiego, anche parziale, di cloni ecocompatibili (attribuzione di uno specifico punteggio di priorità). Possono presentare domanda, sino il 29 ottobre, proprietari o possessori/gestori di terreni pubblici e privati o loro consorzi. L’importo massimo ammissibile del costo unitario dell’impianto è fissato in € 4.000/ha. Il sostegno è riconosciuto nel limite del 40% delle spese effettivamente sostenute, per quelle domande che raggiungeranno il punteggio minimo (10 punti). I pagamenti coprono unicamente i costi di impianto effettivamente sostenuti dal beneficiario (costo delle piante, costo della messa a dimora e costi direttamente connessi all’operazione) e non comprendono premi annuali. “l’Italia utilizza quasi 40 milioni di metri cubi di prodotti legnosi e ne importa dall’estero l’80% per soddisfare il proprio fabbisogno” – spiega l’agronomo Giovanni Marchesi consulente di Confagricoltura Piacenza di cui è stato lungamente responsabile degli uffici tecnici e vicedirettore. “Manca una politica di sviluppo della filiera foresta-legno. In questo quadro – prosegue Marchesi – la pioppicoltura assume un ruolo interessante: i prezzi sono raddoppiati negli ultimi due anni, passando da una media di 40-45 a 85-90 euro a pianta; la domanda dell’industria è in aumento a fronte, però, di una scarsa disponibilità interna”. Marchesi che ha seguito il percorso del settore per molti anni, ne ripercorre la storia. Il trentennio 1950-1970 ha visto una fase di grande sviluppo della pioppicoltura italiana, la cui estensione è arrivata a superare i 170.000 ettari di piantagioni. È proprio a partire dagli anni ’50, infatti, che la coltivazione del pioppo crebbe ininterrottamente grazie alla ricostruzione industriale e al forte sviluppo dell’economia che garantirono una forte espansione dell’industria dei pannelli compensati, a sua volta trainata dalla crescente domanda di mobilio, a quel tempo bene primario per la famiglia e per la casa. Gli anni 1980-2010 hanno visto, invece, un periodo di accentuato e costante declino della pioppicoltura italiana, che ha portato ad una diminuzione delle piantagioni di pioppo sino a meno della metà dei valori iniziali, ossia a circa 83.000 ettari (pari a circa lo 0,75 % dell’intera superficie forestale nazionale), con un calo annuale medio delle piantagioni stimato in circa 3.000-4.000 ettari/anno. Alcune stime più recenti, individuano in circa 47.000 ettari l’attuale superficie a pioppo nel nostro Paese. Non a caso l’Italia è diventato il primo Paese europeo per importazione di pioppo.  “La pioppicoltura nel nostro territorio – ricorda Marchesi – ha vissuto una storia gloriosa con importanti aziende che lo coltivavano, soprattutto nelle zone lungo il Po. Anche se le superfici si sono ridimensionate negli anni, è una coltura ancora viva, che oggi, finalmente, potrebbe avere occasioni di ripresa. Il pioppo vive ora un nuovo Rinascimento anche per via dei suoi benefici ambientali: sottrae carbonio all’atmosfera, mitigando l’effetto serra oltre a preservare la pulizia e la stabilità dell’alveo del fiume, favorendone il normale deflusso. In tale direzione vanno parte delle risorse stanziate per il comparto nell’ambito del Psr regionale, destinate all’impianto di cloni a maggiore sostenibilità ambientale. Oggi, l’importanza della pioppicoltura va oltre la produzione di legname per l’industria del legno o di fibra di cellulosa per l’industria della carta. Alla pioppicoltura si riconosce sempre di più la capacità di svolgere significative funzioni ecologiche nell’ambito di 5 questioni principali: il bilancio di carbonio (assorbimento di CO2), il fito-rimedio e il fito-risanamento, la prevenzione del dissesto idrogeologico e stabilizzazione dei suoli, la tutela del paesaggio e l’uso del pioppo come biomassa per usi energetici”.  Le superfici a pioppo investite in Emilia Romagna si attestano sui 4.700 ettari su un totale nazionale di oltre 46mila ha. La regione è terza per ettari coltivati (dopo Lombardia e Piemonte) e seconda per volume di produzione, mentre il business complessivo del comparto italiano ruota attorno a 70 milioni di euro annui. Attualmente, infatti, la domanda dell’industria italiana (in particolare le filiere dei compensati, degli imballaggi, della carta e di mobili e componentistica per caravan), è pari a due milioni di metri cubi per anno, quando invece la disponibilità non si avvicina neanche a un milione di metri cubi. “La pioppicoltura praticata secondo metodi di coltivazione “sostenibile” non ha mai determinato problematiche di impatto ambientale – rileva Marchesi – ma ha contribuito al mantenimento di buoni livelli di biodiversità ed al conseguimento degli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto. La pioppicoltura si caratterizza per un bilancio più che positivo tra carbonio assorbito dalle piante e carbonio emesso nel corso degli interventi colturali di gestione dei pioppeti. Inoltre, la possibilità di produrre legno (di pioppo) con sistemi di coltivazione “sostenibile” è concreta e praticabile anche in aree “sensibili” adottando cloni e pratiche colturali appropriate, permettendo l’accesso alle misure agro-ambientali, il mantenimento della qualità della materia prima ed una contrazione dei costi colturali. Da questo punto di vista – conclude Marchesi – la pioppicoltura può trovare interessanti prospettive di sviluppo legate al fatto che essa è in grado di ben adattarsi agli scenari di cambiamento climatico. Invito tutti gli associati interessati al bando a contattare gli uffici di Confagricoltura Piacenza”.