A cosa ci servono i supercalcolatori: lo spiega il capo progetto di “Leonardo”

Si è chiusa all’agriturismo La Finestra sul Po di San Nazzaro la quattordicesima edizione di A Cena Con La Scienza, gli incontri di divulgazione scientifica organizzati da Confagricoltura Piacenza e Agriturist nei quali il coordinatore, Michele Lodigiani, agronomo e past president dell’associazione di imprenditori agricoli, riesce sempre mirabilmente e ancor più col passare degli anni, a coinvolgere studiosi e scienziati di primo piano del panorama nazionale e non solo. Relatore della serata del 22 settembre, nella suggestiva location sul fiume, è stato Sanzio Bassini – direttore del Dipartimento Super Calcolo Applicazioni e Innovazione del CINECA (Consorzio Interuniversitario per il Calcolo Automatico), fra i pionieri del calcolo automatico e capo progetto di Leonardo: uno dei 5 supercalcolatori più potenti al mondo – installato a Bologna presso il CINECA. Leonardo può effettuare qualcosa come 250 milioni di miliardi di calcoli al secondo. Partendo dal metodo computazionale di Fermi, Bassini ha portato a comprendere l’utilità e le applicazioni pratiche dell’attività di ricerca e di trasferimento tecnologico che utilizzano grande potenza di calcolo e che si volgono anche al CINECA.

“Le sfide del nostro tempo si possono risolvere solo con sistemi di questa potenza” – ha spiegato Bassini. Leonardo oggi è una macchina di 150 armadi che consuma 10 megawatt, il sistema di raffreddamento è particolarmente efficiente e consente di destinare l’energia consumata quasi esclusivamente alla potenza di calcolo. Leonardo è finanziato in parte con fondi comunitari e in parte con fondi nazionali. “Stiamo già guardando oltre – ha spiegato Bassini – l’obiettivo è un sistema di calcolo che possa arrivare a un trilione di calcoli al secondo, un progetto che vale 500 milioni finanziato per metà da fondi europei.

Serve una potenza enorme per una serie di applicazioni che vanno dalla medicina di precisione all’agricoltura di precisione, ai modelli predittivi per gestire i disastri naturali. C’è tutto il tema dei gemelli digitali, ossia dei modelli virtuali, computerizzati, degli oggetti delle nostre analisi. Comprendere la realtà così a fondo da poterla decifrare e con queste informazioni contribuire a far progredire la scienza, presuppone un’enorme capacità di calcolo. Anche grandi gruppi privati stanno investendo pesantemente per poter avere supercalcolatori e reti in grado di trasmettere i dati da elaborare. Le applicazioni sono le più disparate – ha esemplificato lo studioso -. La scienza dei materiali, ad esempio, trova impiego anche nell’industria alimentare, pensate a quanto può essere più conveniente simulare un nuovo packaging e valutarne tutti gli impatti sul prodotto, sul marketing, sulla distribuzione, sull’ambiente, senza realizzare fisicamente un prototipo. Pensate alle applicazioni della medicina di precisione: studiare le reazioni delle proteine del nostro corpo ad un determinato farmaco attraverso enormi aggregazioni di dati in grado di simulare la sperimentazione. Poter arrivare ad avere gemelli digitali a supporto della diagnostica. Oggi non è ancora possibile. Così come nel campo della guida automatica: quante informazioni deve poter decodificare in tempo reale un mezzo di trasporto per muoversi autonomamente.  E poi ancora: arrivare ad avere smart cities partendo dalle gemelle digitali sui cui effettuare gli studi più disparati: dalle simulazioni sul traffico allo sviluppo dei servizi in modo efficiente. Molti degli obiettivi dell’agenda europea 2030 sono raggiungibili solo se si può contare su grandi capacità di calcolo”.

“È interessante rilevare che anche la professoressa Simonetta di Pippo, studiosa dello spazio, ci ha riferito che senza i satelliti e senza la cyber economy gli obiettivi dell’agenda europea non sono raggiungibili” – ha rilevato Michele Lodigiani.  “Certamente – ha concordato Bassini – perché la scienza converge nei suoi obiettivi e in modo sinergico sviluppa gli strumenti per raggiungerli”.

Dando appuntamento al prossimo anno Lodigiani ha dunque concluso: “Gli appuntamenti di A Cena Con La scienza, in questi anni, hanno chiaramente portato alla luce che per prendersi cura del nostro pianeta, di noi stessi e ambire ad uno sviluppo per l’umanità è possibile, ma andando avanti con il progresso e la scienza e non voltandosi verso il passato e rimpiangendo modelli che oggi non sarebbero più applicabili”.