A CENA CON LA SCIENZA: APPUNTAMENTO AL PROSSIMO ANNO

A Battibue si chiude il ciclo con la meraviglia della natura come fonte di innovazione

 

Si è chiusa all’Agriturismo Battibue di Fiorenzuola la settima edizione degli incontri scientifici in agriturismo A Cena Con La Scienza organizzati da Confagricoltura Piacenza e Agriturist. Il coordinatore dell’iniziativa, Michele Lodigiani, dando l’appuntamento alla prossima edizione, ha ricordato: “Il tema di quest’anno era “il futuro non è più come una volta”, malgrado le premesse dovute agli eventi storici e al momento che stiamo vivendo, vi avevo promesso che avremmo avuto occasione di guardare con fiducia alle vie che Scienza e Innovazione ci indicano. Con quest’ultimo appuntamento abbiamo trovato spazio anche per la meraviglia, rivolta alla natura per come è stata in grado attraverso l’evoluzione di trovare soluzioni a problemi anche complessi”. Di questo ha infatti parlato Renato Bruni, docente di Botanica e Biologia farmaceutica all’Università di Parma, che ha dedicato la sua relazione alla “biomimetica”: lo studio consapevole dei processi biologici, biochimici e chimici della natura come fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività e tecnologie umane. In biomimetica la natura viene vista come modello e guida nella progettazione di artefatti, strategie e l’evoluzione viene usata come un laboratorio di ricerca e sviluppo. “Nei prati e nei boschi le idee ci sono già – ha spiegato Bruni –  la biomimetica è la grande riserva delle buone idee.  Prendiamo ad esempio il velcro. La Velcro è oggi una multinazionale che impiega più di duemila persone. L’idea di questo tessuto venne negli anni sessanta all’ingegnere svizzero Demestral che osservò, andando a passeggio col cane, come le infiorescenze di cardo si attaccavano al vello del cane. Negli ultimi 15 anni il numero di brevetti concepiti dall’osservazione della natura è cresciuto dell’ottanta per cento, mente il numero di brevetti in generale del 5 perché oggi abbiamo strumenti di osservazione più accurati, anche a livello nanoscopico, e conoscendo meglio i meccanismi impiegati dalla natura possiamo mutuarli, resta però molto difficile passare dalle idee, attraverso brevetti e start up, e arrivare a qualcosa di largo impiego. In biomimetica non si usa ciò che è in natura ma l’idea che soggiace. Ci sono poche cose in natura che possono essere usate tali quali. Perché l’idea in natura è il risultato di una serie di compromessi tra diverse esigenze. Se vogliamo tradurre l’ispirazione della natura in un oggetto pratico – ha spiegato Bruni – dobbiamo renderlo più adatto alle nostre esigenze produttive. L’ edera sfrutta le forze deboli: produce nanosfere, miliardi per ogni radichetta aerea, e valorizza la capacità di ciascuna di attrarre la materia, così prima aderiscono le nanosfere e poi, con una sostanza collante mista di proteine e zuccheri, la pianta si attacca alla superficie. Anche noi possiamo produrre nanosfere, perché questo comportamento non è dovuto al materiale ma alla dimensione. Questo concetto si è rivelato utile in ambito chirurgico, dove sono stati realizzati materiali adesivi per suture utilizzando materiale biocompatibile”.  Numerosi e tutti interessanti gli esempi citati da Bruni che sono riportati anche nel suo recente libro “Erba volant”.  Così sappiamo che osservando la Salvinia molesta, un’alga che galleggia e non si sporca mai, si stanno studiando sistemi per far galleggiare meglio le navi; che alcune piante carnivore hanno foglie idro e lipo-repellenti che sono alla base degli studi di vernici antismog per gli edifici; che la rosa del deserto vetrifica grazie allo zucchero trealosio che è idrosolubile e ciò ha permesso di trasportare e conservare vaccini in zone in cui è molto facile mantenere la catena del secco, ma altrettanto difficile quella del freddo.  “Dalla natura – ha concluso Bruni – dovremmo mutuare non solo idee singole, ma anche la dinamica ciclica. Nelle realtà naturali non ci sono soluzioni definitive e neppure uniche, sono sempre soluzioni integrate. Se usiamo la biomimetica per trovare soluzioni ai nostri problemi senza modificare il modello di sviluppo, il cambiamento non è sostanziale e introduciamo idee nuove in un sistema che ci ha comunque portato ai problemi che abbiamo”.  “Grazie a Michele Lodigiani – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Piacenza, Enrico Chiesa – perché questi eventi, oltre che piacevoli, sono un’occasione preziosa per apprendere e riflettere su temi interessanti. Confidiamo nel suo impegno anche per la prossima edizione”.

SLIDES ULTIMO INCONTRO -Bruni-Biomimetica

Lodigiani Bruni