Grande partecipazione da parte del pubblico per l’incontro “Radici del Futuro: il carbon farming tra innovazione, regole e territori”, organizzato da Confagricoltura Parma a Borgotaro, nell’ambito delle iniziative della 50° edizione della Fiera del Fungo e del Food&Science festival.
Il convegno, moderato da Enrica Favaro di Frame Divagazioni scientifiche, si è avvalso dei contributi di: Francesca Dini, responsabile dei progetti sui Servizi Ecosistemici Pefc; Antonio Mortali, dottore forestale delle Comunalie Parmensi e direttore del Consorzio KilometroVerde Parma e Gianluca Borghi, assessore alla Sostenibilità ambientale, energetica ed alla mobilità del Comune di Parma.
“Il termine carbon farming – ha spiegato Francesca Dini – è molto recente. È nato nel 2021 e definito nel dettaglio, dalla Commissione europea, nel 2023. Si riferisce ad una serie di pratiche finalizzate a migliorare l’azione di sequestro e stoccaggio della Co2 nelle foreste e nei suoli. L’obiettivo finale è la soddisfazione dei parametri del Green Deal europeo che richiede una riduzione delle emissioni di carbonio e della sua presenza in atmosfera”.
Di crediti di sostenibilità ha parlato Antonio Mortali che ha sottolineato: “fanno parte dei cosiddetti pagamenti ecosistemici, ossia quei pagamenti che le aziende responsabili di emissioni, possono versare ai gestori del patrimonio boschivo tramite progetti che consentono lo stoccaggio della Co2”.
Da parte dell’assessore Gianluca Borghi un’analisi dell’impegno del Comune di Parma: “Abbiamo partecipato al convegno per apprendere ed imparare e per consolidare la nostra ferma convinzione di dover agire come Comune in stretta sinergia con il territorio montano. Non a caso abbiamo sottoscritto un accordo con il Parco nazionale Tosco Emiliano per i crediti di sostenibilità. Ci interessa molto compensare le emissioni della città con il sostegno e ra[orzamento della forestazione in Appennino. Grazie al convegno di Confagricoltura si è potuto parlare di nuove modalità di coltivazione per raggiungere una sempre maggiore sostenibilità all’interno di una delle missioni più importanti per la Città di Parma quale la neutralità carbonica nel 2030”.
In apertura i saluti istituzionali. “L’agricoltura – ha dichiarato il sindaco di Borgotaro Marco Moglia – da realtà che subisce il cambiamento climatico, piò diventare protagonista ed attrice del cambiamento”. Per il consigliere provinciale con delega ad Attività produttive e Rapporti con le associazioni economiche Fabio Bonatti: “I temi trattati durante il convegno dimostrano che l’agricoltura può essere parte attiva nell’incentivare la sostenibilità”, mentre il consigliere regionale Matteo Da[adà ha ricordato l’impegno “per la legge sui biodistretti” e l’impegno della Regione per “preservare il territorio”.
All’incontro erano presenti professionisti del settore, rappresentanti delle istituizioni, liberi cittadini, oltre al direttore di Confagricoltura Parma, Eugenio Zedda e al rappresentante di zona, Alberto Chiappari.
IL COMMENTO DI ROBERTO GELFI, PRESIDENTE CONFAGRICOLTURA PARMA:
Nell’ambito delle iniziative che contraddistinguono il nostro 80° anniversario, Confagricoltura Parma ha deciso di approfondire la tematica del carbon farming, ossia il ruolo che le attività agricole e forestali possono avere nel contrastare il cambiamento climatico, attraverso la riduzione dell’anidride carbonica presente in atmosfera. Questo può avvenire poiché l’accrescimento degli organismi vegetali, che sta alla base dell’attività agricola, permette di sottrarre anidride carbonica dall’atmosfera per trasformarla in sostanza organica, intesa come i vari componenti che costituiscono gli esseri viventi.
Perché ne abbiamo parlato a Bedonia e a Borgotaro?
Il contesto montano ben si adatta sia all’attività agricola (nonostante le note difficoltà legate alla giacitura del terreno, come le pendenze talvolta proibitive), sia a quella forestale, con le superfici boschive già di ragguardevoli dimensioni e in progressivo aumento.
A Bedonia abbiamo incontrato i ragazzi che studiano all’Istituto Agrario Zappa-Fermi, discutendo con loro di cambiamento climatico e carbon farming; a Borgotaro abbiamo invece colto l’occasione della 50° Fiera del Fungo di Borgotaro IGP, per parlare più in generale di bosco e attività forestali connesse.
Quali sono state le conclusioni dell’iniziativa?
Abbiamo voluto sottolineare come i temi legati al cambiamento climatico e gli strumenti forniti dal carbon farming siano argomenti da affrontare sotto diversi punti di vista.
Sotto l’aspetto normativo, mentre esiste già un quadro di riferimento per l’attività forestale, mancano regole e protocolli per le coltivazioni vegetali tradizionali (cereali, foraggi, frutticoltura), che consentano di valorizzare le pratiche agricole virtuose nella cattura della Co2 in atmosfera, così da favorire l’avvio dello scambio dei crediti di carbonio, con relativo controvalore monetario, dalle attività virtuose, come quella agricola, alle attività grandi produttrici di Co2: un meccanismo simile a quello già sperimentato nella produzione di energia da fonti rinnovabili, con lo strumento dei certificati verdi.
È emerso in modo evidente come lo sviluppo del bosco e l’eventuale incremento delle superfici forestali, ovvero l’allungamento dei turni nei tagli, debbano avvenire in maniera controllata, con la presenza dell’uomo, impegnato nella sorveglianza e nella cura delle foreste per impedire, ad esempio, gli incendi che azzerano gli sforzi fatti nel sequestro della Co2, oltre ad essere causa di gravi danni a cose, animali e persone. Ma per consentire tutto ciò, servono politiche mirate per contrastare lo spopolamento delle cosiddette aree interne, come quelle del nostro Appennino: anche un’agricoltura economicamente giustificabile non potrebbe resistere, nel lungo periodo, senza adeguati servizi alla persona facilmente raggiungibili.
Inoltre va sottolineato il contributo positivo che potrebbero dare i prati permanenti alla riduzione della Co2 in atmosfera, ma in questo caso, soprattutto in pianura, diventa decisiva la disponibilità della risorsa idrica, che deve essere raccolta quando è disponibile, per essere distribuita nei periodi di mancanza: rimarchiamo una volta di più la necessità ineludibile di una politica lungimirante per gli invasi e la raccolta delle acque meteoriche.
Anche la pioppicoltura di pianura potrebbe rappresentare un’attività virtuosa fra le pratiche di carbon farming, a dispetto degli ultimi orientamenti nella gestione delle aree golenali, che sembrano negare qualsiasi considerazione per la coltivazione del pioppo.
Infine, un accenno all’istituto storico delle Comunalie, ossia di quei territori montani, estesi anche centinaia di ettari, in proprietà indivisa dei loro residenti, che potrebbero essere un valido interlocutore in progetti di carbon farming su scala provinciale. Se in montagna abbiamo le Comunalie, in pianura vi sono altre realtà che promuovono la diffusione delle aree boschive e delle piante arboree in generale, come il Consorzio KilometroVerdeParma.
La due-giorni sul carbon farming ha dimostrato una volta di più le grandi potenzialità del settore primario anche nel contrasto al cambiamento climatico e sarà nostra responsabilità fare pressione a tutti i livelli per raggiungere i risultati auspicati. Per i nostri territori, per noi e per le future generazioni.