Pagamenti dell’Ue alle Lobby ambientaliste: l’inchiesta fa rumore

L’Ue avrebbe “pagato segretamente gruppi ambientalisti per promuovere i piani verdi dell’ex commissario Frans Timmermans”.  Lo rivela un’inchiesta del quotidiano olandese De Telegraaf che cita contratti riservati, tra cui uno da 700mila euro “per orientare il dibattito sull’agricoltura”. “Per anni la Commissione Ue ha sovvenzionato” lobby ecologiste per “fare pressioni a favore” del Green deal: “Alle organizzazioni – denuncia il Telegraaf – sono stati addirittura assegnati obiettivi per risultati concreti di lobbying presso eurodeputati e Paesi membri”. Stando al quotidiano olandese, Bruxelles avrebbe “utilizzato denaro da un fondo per sussidi climatici e ambientali da miliardi di euro” per finanziare una “lobby ombra” al fine di portare le politiche green in cima all’agenda europea. Tra gli esempi riportati nell’inchiesta vi è una campagna a favore della contestata Nature Restoration Law, fortemente voluta da Timmermans, e che sarebbe stata “promossa da un’organizzazione coordinata di 185 associazioni ambientaliste”.

Il presidente di Confagricoltura Piacenza Umberto Gorra commenta: “Come ha dichiarato il presidente nazionale Massimiliano Giansanti – che ricopre anche il ruolo di presidente del Copa, l’organizzazione europea degli agricoltori -, speriamo, nell’interesse generale, che la Commissione europea e la sua presidente Ursula von der Leyen facciano chiarezza al più presto. Ci esprimeremo più duramente se risulterà che Timmermans ha effettivamente utilizzato fondi pubblici quando non avrebbe potuto farlo”.

Certo è – commenta Confagricoltura Piacenza – che da anni gli agricoltori combattono contro una presunzione di colpevolezza costantemente pendente sul loro operato che li vede ingiustificatamente quali inquinatori. “Non c’è alcuna attività produttiva che sia a impatto zero – spiega Gorra – ma quella agricola è l’attività economica che impatta meno, perché condotta in simbiosi con la natura e in grado, con pratiche virtuose, di dare un contributo positivo alla tutela dell’ambiente. Siamo stati contrari al Green Deal sin dalla prima ora denunciandone l’impostazione ideologica e l’irragionevolezza, soprattutto se riferita a neanche a un decimo della popolazione mondiale e a un territorio ancor meno rilevante percentualmente, mentre il resto del mondo continua a non adottare politiche minimamente similari e cosi ideologiche in materia ambientale. Grazie alla follia “green” le imprese europee sono state costrette a sostenere costi di produzione enormi rispetto ai competitor extra Ue”.

Confagricoltura Piacenza torna a citare lo studio realizzato dai ricercatori olandesi della Wageningen University & Research che aveva stimato un calo di produzione dal 10 al 20% come effetto dell’applicazione del Green Deal sull’agricoltura europea.

“Questa impostazione non fa che renderci più dipendenti dai Paesi terzi che non rispettano certo i nostri standard produttivi e dunque uccide la competitività delle nostre aziende e in parallelo fa anche aumentare le emissioni a livello globale. Vanno definite normative che incentivino la competitività dell’agricoltura europea.  Gli agricoltori devono vedere riconosciuta la loro azione strategica. Servono incentivi e non sussidi, a tal fine è necessario un budget più ampio per l’agricoltura (quello attuale rappresenta meno dell’1% della somma dei PIL degli Stati membri). Bisogna fare di più e meglio, a partire dal radicale stralcio delle norme di matrice ideologico-ambientalista, a maggior ragione se inquinate sin dalla loro genesi da interessi poco chiari”.