Piacenza, 18 luglio 2025 – Mercoledì 16 luglio a Bruxelles, in concomitanza con la presentazione della proposta della Commissione europea sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale post-2027, Confagricoltura ha convocato in loco la sua Giunta nazionale, partecipando poi alla marcia simbolica verso la sede della Commissione per richiamare l’attenzione sul futuro dell’agricoltura Ue.
Al centro della protesta, che si è conclusa con il presidio di centinaia di agricoltori italiani ed europei in piazza Berlaymont, l’ennesimo taglio al budget destinato alla PAC di 86 miliardi di euro e la riassegnazione dei finanziamenti europei in un Fondo Unico che comporterebbe l’eliminazione degli storici strumenti di finanziamento della PAC, ovvero il Fondo europeo agricolo di garanzia e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, minacciando la competitività del settore e la stabilità delle zone rurali europee. Il “fondo unico” inoltre priverebbe di fatto la Politica Agricola Comune della sua natura “comune” introducendo un principio di rinazionalizzazione e aumentando il rischio di discrezionalità nell’assegnazione di risorse a settori di non esclusiva pertinenza agricola.
“Siamo di fronte a una vera e propria dichiarazione di guerra all’agricoltura – ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura –. La Commissione ha deciso di ridurre drasticamente i pagamenti diretti agli agricoltori, passando da 386 a 300 miliardi. È una scelta che mina la stabilità del settore primario europeo e mette a rischio la sicurezza alimentare”.
Giansanti ha inoltre denunciato l’incoerenza della presidente von der Leyen: “Durante la campagna elettorale si è detta alleata degli agricoltori, oggi invece presenta un piano che ne mina le fondamenta. Stiamo assistendo allo smantellamento dell’Unione Europea attraverso l’indebolimento del suo settore agricolo. L’agricoltura da oltre 60 anni è alla base dell’Europa: oggi von der Leyen la smantella per qualche arma in più. Stiamo rischiando di dire basta a una visione comune. La presidente si sta prendendo una responsabilità incredibile. La nostra presenza qui oggi – conclude il presidente di Confagricoltura – è solo l’inizio: a settembre saremo ancora più numerosi”.
Forte preoccupazione si percepisce anche sul territorio, il presidente di Confagricoltura Piacenza, Umberto Gorra, sottolinea come l’orientamento della Commissione sia pericolosamente miope: “Il futuro dell’Europa non può essere quello di diventare una semplice platea di consumatori. Con la Cina che detiene metà delle scorte mondiali di commodities, il Brasile leader nelle proteine vegetali e l’India nella produzione di latte, è strategico che l’Europa continui a produrre. Chiediamo una politica di sviluppo: un piano per le proteoleaginose, un’accelerazione sulle Tea, norme più sostanziali e snelle. Occorrerebbero risorse da mettere al servizio di una spinta produttiva, invece nelle proposte si legge una riduzione di budget rispetto a una cifra stanziata anni fa, a sua volta figlia di altri tagli. Avendo risorse più limitate la ricetta sarà quella, già sperimentata, di complicarne la fruizione. Non c’è dunque alcuna volontà sostanziale di semplificazione. L’ipotesi di tagliare il budget agricolo, in questa prospettiva, è controproducente e deve essere respinta con forza”.
Il presidente degli imprenditori agricoli ribadisce l’adesione convinta dell’Organizzazione alla petizione promossa da Copa-Cogeca, a difesa della Pac “No Security without CAP”, con l’obiettivo di sensibilizzare e mobilitare tutto il comparto agricolo europeo contro la proposta del fondo unico e della diminuzione del budget dedicato alla politica agricola e invita tutti a sottoscrivere la petizione lanciata online ( qui il lik: https://nosecuritywithoutcap.eu/sign-the-petition).
“La PAC è lo strumento che garantisce la nostra capacità produttiva, la coesione territoriale e la sicurezza alimentare. Non possiamo permettere che venga svuotata, peraltro senza alcun alleggerimento sui vincoli che deprimono la produttività. Sottoscrivere questa petizione – conclude Gorra – è un atto di responsabilità, un primo passo che non esclude azioni più incisive se non saremo ascoltati, ne va del futuro dell’agricoltura europea”.