“Di fronte ai fenomeni metereologici estremi che stanno sempre più caratterizzando il lavoro in campagna non servono soluzione d’emergenza, ma strumenti strutturali. Un’ordinanza che impone il blocco delle attività nelle ore più calde non è la soluzione per gestire il caldo estremo, rischia di creare più problemi che benefici”. Così Umberto Gorra, presidente di Confagricoltura Piacenza che interviene sulla proposta di rinnovo dell’ordinanza regionale la quale, come nel 2024, vorrebbe limitare l’attività lavorativa nei momenti di caldo estremo.
Gorra prende posizione in seguito all’incontro convocato nei giorni scorsi dall’Assessore regionale al Lavoro Giovanni Paglia, durante il quale è stato riproposto l’utilizzo di un’ordinanza che blocca il lavoro nelle ore più calde come strumento per la tutela della salute nei luoghi di lavoro.
Confagricoltura Piacenza esprime la propria contrarietà. “È fondamentale – spiega Gorra – garantire la sicurezza dei lavoratori esposti al calore. Ma questo si fa attraverso un protocollo condiviso, basato sulla valutazione specifica del rischio, come previsto dal D.Lgs. 81/2008, non con misure generaliste che non tengono conto delle peculiarità dei diversi comparti”. La contrattazione prevede in gran parte strumenti che consentono la rimodulazione degli orari a cui vanno affiancati adeguati protocolli per tutelare la salute durante il lavoro a determinate condizioni. Le macchine agricole moderne hanno cabine climatizzate, quelle che prevedono un operatore a bordo, come le trapiantatrici del pomodoro, sono dotate di coperture per schermare dai raggi del sole, in aggiunta si possono adottare strumenti come la nebulizzazione e la turnazione rapida: procedure che possano permettere di lavorare, quando inderogabilmente necessario, anche con il caldo. Bloccare il lavoro e far ammalorare le colture, rischia di essere un danno per le aziende tale da metterle in condizione di non poter svolgere il lavoro e conseguentemente non poter più assumere manodopera. In definitiva è un danno indotto anche al lavoro”.
La Regione Emilia-Romagna ha ricompreso nel proprio piano regionale di prevenzione “La prevenzione del rischio da stress da calore negli ambienti di lavoro” condividendo nel recente Comitato di Coordinamento della Regione Emilia-Romagna ex art. 7 D.Lgs. 81/08. materiale utile per tutti i settori coinvolti, sarebbe importante adottare gli accorgimenti previsi.
“Ci risulta – evidenzia Confagricoltura Piacenza – che le Regioni siano in procinto di adottare “Linee di indirizzo per la protezione dei lavoratori dal calore e dalla radiazione solare” a seguito del lavoro prodotto dal coordinamento Tecnico Interregionale. Riteniamo che l’introduzione di ulteriori ordinanze possa generare confusione e sovrapposizioni normative, senza apportare reale beneficio alla protezione dei lavoratori, già adeguatamente tutelata dalla normativa esistente”.
Confagricoltura Piacenza sottolinea inoltre come l’ordinanza emanata nel 2024 abbia prodotto disagi significativi senza una reale valutazione della sua efficacia in termini sanitari. “Un provvedimento – ricorda Gorra – che ha impattato negativamente sulle attività agricole, che richiedono tempestività per evitare danni ai raccolti, ed è entrato in conflitto con normative comunali su rumori e orari di lavoro, nonché con la programmazione del lavoro stesso”.
“Le imprese agricole sono già obbligate per legge a valutare e mitigare il rischio da calore – aggiunge Gorra –. È sbagliato deresponsabilizzare con un’ordinanza calata dall’alto che si applica indistintamente a settori profondamente diversi. Come rappresentanza datoriale siamo disponibili al dialogo per soluzioni di lungo termine – conclude Gorra – ma serve un approccio pragmatico e flessibile. Non possiamo permetterci di compromettere la produttività e la sicurezza con misure inefficaci e scoordinate.”