Chiusa la campagna del pomodoro da industria

Piacenza, 17 ottobre 2025 – La campagna 2025 del pomodoro da industria si è chiusa con un bilancio nel complesso positivo sul piano qualitativo, ma con rese produttive inferiori alle aspettative. Il Piacentino, che rappresenta uno dei poli produttivi più importanti del Nord Italia con oltre 10.000 ettari coltivati e un ruolo trainante per l’intera filiera regionale, ha rispecchiato pienamente l’andamento generale del bacino settentrionale.

Secondo i dati diffusi dall’OI Pomodoro da Industria del Nord Italia, le superfici totali hanno raggiunto i 45.030 ettari, con un incremento dell’8% rispetto al 2024, ma le rese medie si sono fermate a 69,3 tonnellate per ettaro, contro un valore storico quinquennale di 73,2 t/ha. Le consegne complessive sono state pari a 3.121.617 tonnellate, inferiori di circa il 13% rispetto al quantitativo contrattato.

“La qualità del pomodoro è stata eccellente, ma le rese hanno risentito di un andamento climatico complesso – spiega Umberto Gorra, presidente di Confagricoltura Piacenza e produttore di pomodoro –. Le alte temperature di giugno e inizio luglio hanno compromesso la fioritura e ridotto il numero di bacche. Fortunatamente settembre è stato favorevole e ha permesso di completare la raccolta in modo regolare, garantendo materia prima di grande qualità all’industria”.

Il grado brix medio di 5 e le buone caratteristiche del prodotto hanno determinato un ottimo indice di pagamento, tra i più alti degli ultimi anni. “La qualità è stata la carta vincente – sottolinea Gorra –. È il risultato di una filiera organizzata, fatta di agricoltori professionali e di un dialogo costruttivo con l’industria. Il pomodoro piacentino continua a distinguersi per eccellenza tecnica e qualità”.

Accanto agli elementi positivi, Confagricoltura Piacenza evidenzia alcune difficoltà.

“Oltre alle rese ad ettaro in calo rispetto alla media registrata nell’ultimo quinquennio, si registrano incrementi delle spese per piantine, agrofarmaci, materiali e attrezzature, prodotti fitosanitari, sistemi irrigui, premi assicurativi e altro ancora, ma anche criticità marcate nel reperimento di manodopera. L’Emilia-Romagna leader in Italia per superfici coltivate – con 28.520 ettari (il 63% del totale) -, rischia di veder rompersi quell’equilibrio precario, ma fondamentale, per la redditività di un’azienda”, è la riflessione di Giovanni Lambertini, presidente regionale della Federazione di prodotto Pomodoro da Industria di Confagricoltura, che invita la filiera “ad agire unita per salvaguardare la fornitura di materia prima di qualità 100% italiana”.

“Gli agricoltori devono affrontare una crescente difficoltà nella difesa fitosanitaria delle colture – osservano Gorra e Lambertini –. Molti principi attivi sono stati revocati e da tempo mancano nuove molecole efficaci per contrastare malattie e insetti. La mancanza di strumenti adeguati rende la gestione in campo più complessa e costosa”.

“Per questo, una delle chiavi per il futuro – secondo Gorra – è puntare sulla ricerca varietale e sull’innovazione agronomica. Servono nuove varietà di pomodoro capaci di resistere meglio agli stress termici e idrici e più tolleranti alle principali fitopatie.  I ricercatori stanno lavorando con le nuove tecnologie come le Tea su ibridi che uniscono produttività, qualità e resistenza, ma serve un forte sostegno alla ricerca pubblica e privata per accelerare il percorso. Solo così potremo garantire continuità e redditività al comparto”.

Gorra conclude con una nota di fiducia: “Il pomodoro è una delle produzioni simbolo della nostra agricoltura e un punto di forza dell’economia piacentina. Nonostante le difficoltà, la filiera ha dimostrato compattezza e capacità di adattamento. Ora dobbiamo investire in conoscenza e innovazione per costruire un futuro ancora più solido e competitivo”.