Confagricoltura Piacenza prende atto di quanto emerso dal convegno “Diritto e lavoro, un terreno comune”, tenutosi, ieri che ha giustamente posto sotto la lente situazioni di irregolarità lavorativa, per evidenziarle e risolverle, ma ravvisa il serio rischio di deformare la lettura della realtà nel momento in cui ci si concentra solo su quelle, senza guardare al mercato del lavoro nei differenti comparti e alle loro peculiarità, a quanto si potrebbe fare per prevenire le situazioni di irregolarità.
Nel resoconto sull’evento è riportato anche il positivo esito del progetto Common Ground che prevede il sostegno a chi denuncia situazioni di sfruttamento e consente la regolarizzazione prevedendo il rilascio di permessi di soggiorno.
“Premesso che condanniamo ogni forma di sfruttamento e di lavoro irregolare – sottolinea il presidente di Confagricoltura Piacenza, Umberto Gorra – e siamo perfettamente d’accordo sul concedere immediatamente il permesso di soggiorno a chi denuncia situazioni di sfruttamento subite, vorremmo parimenti che fosse meno complicato poter regolarizzare chi può essere fattivamente impegnato nei campi e talvolta è già stato formato in virtù di un precedente lavoro”. Accade infatti che ci siano lavoratori a cui è scaduto il permesso di soggiorno che il datore di lavoro vorrebbe poter riassumere e impiegare regolarmente e questo non può accadere per lungaggini burocratiche che non permettono il rinnovo immediato del permesso. “Chiediamo- prosegue Gorra – che anche in questo frangente ci sia altrettanta solerzia, perché in piena campagna essere bloccati da permessi che scadono è un problema tanto per i lavoratori quanto per i datori di lavoro che ambiscono ad avere collaboratori regolarmente inquadrati e retribuiti. Il venir meno del permesso di soggiorno di un bracciante già precedentemente impiegato, disponibile e conosciuto, mette il datore di lavoro stesso in una situazione spiacevole perché deve rinunciare a questo aiuto, prevedendone magari un altro con cui non c’è alcun rapporto pregresso e nessuna referenzialità”. La maggior parte delle aziende agricole vuole essere in regola ed è in regola. Venendo all’evidenza dei numeri il settore agricolo nella nostra provincia impiega annualmente oltre 5000 collaboratori, tra avventizi e operai a tempo indeterminato. “Rispetto ai casi che fanno notizia, andrebbe parallelamente evidenziato il contributo dell’agricoltura in termini di assunzione di manodopera regolare e il ruolo sociale che svolge agevolando l’inclusione sociale di personale straniero a cui garantisce un lavoro dignitoso e, nei casi di assunzione di operai a tempo indeterminato, anche un alloggio”.