“Destinare soldi non spesi del PNRR alle filiere agroalimentari”. Lo chiede Confagricoltura

Siamo in ritardo sulle misure del PNNR: molti dei progetti previsti sono irrealizzabili entro il 2026, come ha dichiarato il ministro Fitto, e si rischia di dire addio a circa la metà dei fondi assegnati al Paese.

«Diamo i soldi che non si riescono a spendere nelle misure meno attrattive del PNRR al sistema agro-alimentare, che sa investire e vanta dati in crescita (+10% nel biennio 21-22), soprattutto nell’export con il massimo storico raggiunto: 60 miliardi, +17% rispetto al 2021 – è l’appello del presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Marcello Bonvicini –. Sul V bando dei contratti di filiera del settore agroalimentare sono state presentate 318 domande per un valore complessivo di 5 miliardi di euro, sette volte tanto la dotazione finanziaria attualmente disponibile pari a 690 milioni. I progetti, pronti al via, potrebbero generare con il cofinanziamento privato un investimento di circa 20 miliardi di euro».

L’auspicio è che il Governo «faccia il possibile per ottenere da Bruxelles l’ok a ricollocare le risorse a favore del V bando, per soddisfare tutte le domande, le tante progettualità, e sostenere così investimenti infrastrutturali di vitale importanza per l’economia del territorio, la competitività e sostenibilità del settore food, per incentivare l’occupazione stabile, promuovere e difendere il made in Italy. Confidiamo nella Regione – dichiara il presidente regionale di Confagricoltura – affinché appoggi la nostra richiesta sui tavoli ministeriali».

L’Emilia-Romagna è la prima Regione italiana per numero di Dop e Igp del cibo (44 denominazioni registrate che si sommano alle 30 Dop e Igp riguardanti produzioni vitivinicole), con un valore attestato a 3,1 miliardi di euro (+12% rispetto al 2020/21) che diventano 3,6 miliardi complessivi, se sommati al vino (Rapporto Ismea Qualivita 2022).

«Investire nell’agroalimentare significa puntare su un asset strategico per il Paese, sulla storia e le tradizioni, sul tessuto sociale ed economico del territorio. Con i soldi del PNNR – conclude Bonvicini – sapremo mettere a terra progetti virtuosi ed eco-sostenibili, rafforzare la competitività delle imprese, innovare prodotti e processi, valorizzare professionalità, salvaguardare la tenuta del sistema».