Mais, boom dei prezzi (+ 30%) ma giù le rese medie del 30-40% in Emilia-Romagna

La riduzione della produzione di mais su scala mondiale, in particolare nell’America del Sud, spinge in alto il prezzo: + 30% l’incremento medio annuale rispetto ai valori dello scorso anno (attualmente il mais da granella si attesta sui 27-28 euro al quintale).

«Tuttavia – precisa il presidente regionale di Confagricoltura Marcello Bonviciniil balzo delle quotazioni non compensa il calo delle rese stimato in Emilia-Romagna fino al 40% né tantomeno l’aumento dei costi di produzione dovuto alle irrigazioni di soccorso richieste dalla prolungata siccità.  Si è salvato soltanto chi ha saputo somministrare il giusto apporto idrico alla pianta. Risulta pertanto indispensabile favorire la ricerca scientifica (anche quella pubblica) e lo sviluppo del miglioramento genetico per arrivare a nuove varietà resilienti, meno soggette ai cambiamenti climatici. Il mais, da granella o da insilato, quest’ultimo destinato all’alimentazione del bestiame e alla produzione di biogas, è coltivato in regione su una superficie di 95.000 ettari circa e ricopre un ruolo sempre più importante all’interno delle filiere zootecniche ed agro-energetiche del territorio».   

A due settimane dall’inizio della raccolta del mais, Confagricoltura Emilia Romagna stima un crollo della Plv media del 30-40 per cento a causa dell’assenza di precipitazioni. Il cereale necessita infatti di circa 550-600 mm di acqua per crescere e raggiungere la maturazione fisiologica. Ci sono areali – in particolare nella parte orientale della regione, le province di Modena, Bologna e Ferrara oltre alla Romagna – che quest’anno hanno visto cadere solamente 50-100 mm di pioggia. «È una coltura irrigua, non si può improvvisare – sottolinea Lorenzo Furini presidente dei produttori di cereali di Confagricoltura Emilia Romagna – per ottenere le migliori rese produttive, la risorsa idrica non deve mai mancare e l’irrigazione va approntata garantendo un uso efficiente dell’acqua, a seconda delle varietà scelte e delle relative epoche di maturazione, dipendentemente dal tipo di raccolta o destinazione produttiva. Inoltre il mais si presta bene alle moderne pratiche agronomiche e all’adozione di avanzate tecniche di agricoltura di precisione».

In linea con gli obiettivi del New Deal europeo e del PNRR, al mais viene riservato uno spazio di rilievo nell’ambito dell’economia circolare e soprattutto nella produzione di energia rinnovabile, agroenergia. In più, non va dimenticato, il contributo offerto all’ambiente in termini di riduzione delle emissioni di CO2 (gas serra responsabile dei cambiamenti climatici). «Un ettaro coltivato può assorbire in media, ogni anno, 45 tonnellate di anidride carbonica, pressoché la quantità prodotta da un autoveicolo lungo un tratto di 400.000 chilometri. Considerata la superficie complessiva investita a mais in Emilia-Romagna – aggiunge infine Furini – il quantitativo di anidride carbonica sottratto annualmente all’atmosfera è pari a 4,3 milioni di tonnellate».