Le sfide del comparto vino: caro energia, credito e blocco dei listini nella gdo

«Serve liquidità alle imprese del vino, si rischia la paralisi in Emilia-Romagna. Le aziende legate al canale Horeca, circa 20mila, non ricevono ordini da Natale. Il 20% almeno delle cantine di dimensioni medio-grandi, che vendono nella Gdo, non rientrano più nei costi per via del blocco dei listini e restano tagliate fuori dal mercato, ma il bilancio si profila comunque amaro per tutto il segmento». Lo dice Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, che sottolinea «la necessità di agevolazioni creditizie e strumenti finanziari più flessibili».


A scattare la fotografia sono gli imprenditori del vino. Chi vende nei ristoranti, wine-bar e alberghi sta lottando contro la risalita dei contagi, «le ultime fatture – fanno sapere – risalgono al 24 dicembre poi la ripresa si è arrestata con un netto stop a Capodanno».


Coloro che esportano in paesi extra Ue hanno già messo nel preventivo 2022 un importante calo del volume d’affari, «i costi sono quintuplicati – spiegano – e non si prevedono sconti sui trasporti marittimi verso gli Stati Uniti o l’Asia: così rischiamo di spedire solo 3 container invece dei 5 inviati lo scorso anno».


Continua poi il braccio di ferro con la grande distribuzione per le cantine che hanno scelto la rete commerciale dei supermercati o ipermercati. I prezzi all’origine sono bloccati da mesi nonostante i rincari dell’energia e di tutti materiali necessari, dalle bottiglie ai tappi alle confezioni. I produttori più fortunati sono riusciti ad ottenere dalla controparte alcuni benefit, come l’estensione dei punti vendita sul territorio e qualche promozione in più. «Ma ciò non basta – rimarca il presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Emilia Romagna, Mirco Gianaroli – perché la stragrande maggioranza fatica ad accettare le stesse condizioni del periodo pre-stangata senza via d’uscita».