Emergenza idrica, irrigazione indispensabile. Aumento di costi per la gestione degli impianti

Il clima torrido sta complicando lo svolgimento delle attività agricole nelle campagne. Tutte le colture emiliano-romagnole soffrono del repentino passaggio da una primavera fresca a un’estate di fuoco. «Mais, soia, pomodoro da industria, patate, orticole, viti e alberi da frutto necessitano di un apporto idrico costante per via di temperature elevate sia nelle ore diurne ma soprattutto in quelle notturne, accompagnate spesso da vento caldo. Le irrigazioni sono indispensabili nella fase di allegagione come pure nella fase di crescita del frutto. Ciò implica un aumento di costi per la distribuzione della risorsa idrica a scopo irriguo e per la gestione e manutenzione degli impianti – osserva Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna – un aggravio di spese sempre maggiore per l’agricoltore a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Bisogna inoltre effettuare irrigazioni non abbondanti per evitare il rischio di una diffusione di patologie fungine scatenate da alti livelli di umidità e ristagni d’acqua».

L’emergenza idrica non ha risparmiato neppure i frutticoltori colpiti dalle gelate di aprile, che nonostante la scarsa o nulla produzione devono continuare a dare acqua alle piante per non compromettere l’intero impianto frutticolo.

«Attenzionare e garantire la disponibilità di risorsa idrica, in particolare nelle aree servite dagli affluenti appenninici del Po. Il climate change ci chiede di accelerare e rendere irrigui i terreni coltivati a seminativo, persino i vigneti e gli oliveti», conclude il presidente regionale di Confagricoltura.