Sono sempre di più le donne che si iscrivono alle facoltà di Agraria e per loro si profilano soddisfacenti prospettive occupazionali: l’88% delle neolaureate della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica di Piacenza-Cremona trova l’impiego desiderato entro cinque anni, il 74% raggiunge l’obiettivo in soli tre anni e il 61% dopo un anno soltanto. È quanto emerso al convegno “Donne in agricoltura: da sempre protagoniste del cambiamento” promosso da Confagricoltura Donna Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia presso l’agriturismo Battibue a Fiorenzuola D’Arda (PC). L’elaborazione di dati degli iscritti dice inoltre che la percentuale di donne non ancora occupate ma in cerca di lavoro passa dal 24% registrato a un anno dalla fine degli studi al 21% dopo tre anni per abbassarsi al 12% al quinto anno dopo la laurea. «Dalle nostre analisi – spiega la professoressa Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – si nota una tendenza che è andata consolidandosi negli ultimi anni: la crescita di donne iscritte alla facoltà di scienze agrarie è costante e sensibile, e soprattutto è accompagnata da una buona impiegabilità, magari non immediata ma in tempi ragionevoli».
Come ha sottolineato la presidente di Confagricoltura Donna Emilia Romagna, Diana Bortoli, «in un momento di grande difficoltà per famiglie e imprese, vogliamo riaffermare la centralità del ruolo della donna in agricoltura, la sua propensione ad affrontare e risolvere le criticità con determinazione e perseveranza dimostrando un’attitudine positiva al cambiamento. In Emilia-Romagna, delle 53.975 aziende agricole attive nel 2021 – ha precisato la presidente regionale delle imprenditrici – 11.658 sono guidate da donne. L’agricoltura ha bisogno di laureate di alto livello proiettate all’innovazione e alla ricerca scientifica: due pilastri attorno ai quali far ruotare il futuro delle aziende agricole, due tasselli imprescindibili per garantire la sostenibilità economica delle produzioni».
È intervenuta la ricercatrice storica Marialuisa Ricotti, tracciando un excursus sulle donne in agricoltura dal Medio Evo al ventesimo secolo e ponendo l’accento sulle figure più emblematiche per intraprendenza femminile e inclinazione alle innovazioni in ambito economico e sociale. «Intuizioni, conoscenze, capacità di trasformare in economia saperi antichi trasmessi in linea femminile da una generazione all’altra – rimarca Ricotti – confermano che le donne, nel loro silenzio umile, sono sempre state portatrici di innovazione nel settore agricolo, mettendo in gioco abilità e risorse umane di qualità».
Allevatrice e dottoranda, la ventiseienne Matilde Maria Passamonti si divide tra l’università e il lavoro nell’azienda zootecnica che da tre generazioni è gestita dalle donne della sua famiglia, a Vescovato in provincia di Cremona. All’assise delle imprenditrici di Confagricoltura Donna lancia un messaggio positivo: «Nel 2020, il premio Nobel per la chimica viene assegnato per la prima volta a due donne, Jennifer Doudna e Emmanuel Charpentier. Dall’incontro casuale delle due ricercatrici nasce l’impegno comune che sfocerà nell’invenzione di un rivoluzionario metodo di genome editing o miglioramento varietale – il CRISPR – la cui applicazione è attualmente testata in svariati campi, tra cui agricoltura e medicina. Le parole chiave sono passione, voglia di fare squadra e voglia di fare meglio. Le studentesse di oggi crescono con gli esempi di Doudna e Charpentier, e con quello di grandi imprenditrici della filiera agro-alimentare che con il proprio esempio aiutano a distruggere le barriere all’ingresso, spesso fatte di pregiudizi, in tanti settori».
Si racconta così Alice Consoli, presidente dei giovani di Confagricoltura – Anga Emilia Romagna, una laurea in ingegneria con tesi sviluppata in Cina e l’azienda agricola a Finale Emilia (MO): «Nelle ‘terre di Alice’ coltivo grano, soia, sorgo, foraggio e barbabietole. Nonostante i miei studi e stage formativi all’estero, non ho mai lasciato l’azienda fondata dal nonno e poi gestita da mamma e papà. Da vero ingegnere, mi sono dedicata alla ricerca di nuove varietà da introdurre nei piani colturali; ho sviluppato le mappature dei terreni in modo che ogni singola lavorazione possa essere inserita in rete attraverso un’apposita applicazione. Tutti i campi sono tracciati, con un report dettagliato 4.0 dalla semina alla raccolta. Oggi nella nostra azienda non circola più carta, risparmiamo tempo ed energie».
L’incontro è stato condotto e moderato dalla presidente di Confagricoltura Donna, Alessandra Oddi Baglioni: «In dieci anni – ha detto aprendo i lavori – l’ingresso delle donne nelle società di capitali e di persone, nella fascia di età dai 18 a 29 anni, è più che raddoppiato, salendo dal 14% al 33,7%, a dimostrazione che la partecipazione femminile a tutti i livelli, anche e soprattutto in una fase critica per l’economia, costituisce una componente vitale all’interno del sistema produttivo nazionale, che va adeguatamente incoraggiata. Non è un caso che, malgrado le difficoltà e la preoccupante crisi economica che stiamo attraversando l’impegno femminile in agricoltura continui a crescere, seppur in maniera contenuta. Lo scorso marzo – è la conclusione della presidente di Confagricoltura Donna – le imprese agricole “rosa” erano 203.503, al 30 giugno 2022 sono diventate 204.214. Nonostante l’agricoltura, dopo i servizi, sia la componente imprenditoriale femminile più rappresentativa, resta ancora molto da fare per sostenere adeguatamente questa tendenza e auspichiamo che il nuovo governo s’impegni in tal senso».