Dai 7650 allevamenti emiliano-romagnoli il potenziale per produrre energia green

La crescita delle filiere zootecniche emiliano-romagnole passa anche dall’efficiente utilizzo del potenziale metanigeno dei reflui. L’Emilia-Romagna è la terza regione d’Italia per numero di suini commercializzati, con più di 1.100.000 capi su un totale nazionale di 8.800.000, e la quarta per numero di bovini allevati: 572.500 (il monte complessivo nazionale è di oltre 5 milioni di capi – fonte BDN Anagrafe nazionale zootecnica). Ma il valore della Plv degli allevamenti ha registrato in regione una flessione maggiore (-15% nel 2019) rispetto alle coltivazioni (- 5,9%).


Nel percorso verso la transizione energetica e l’economia circolare, la proposta di Confagricoltura Emilia Romagna mira a dare un valore economico agli effluenti degli allevamenti presenti in Emilia-Romagna che sono in totale 7650: 1150 di suini e 6500 di bovini da carne e da latte.


«Il potenziale metanigeno dei liquami zootecnici non è sfruttato appieno. Occorre – spiega il presidente Marcello Bonvicinidestinare i fondi del Recovery Plan per le energie rinnovabili alla costruzione di impianti sia per la produzione di energia elettrica da biogas sia per la produzione di biocarburante per la mobilità di nuova generazione da impianti a biometano. Per questi ultimi è necessario prevedere ulteriori contributi che possano coprire anche i costi dell’opera di allacciamento alla rete nazionale di trasporto gas di Snam».


Questa idea progettuale segue l’orientamento portato avanti dal nuovo Governo che ha prorogato a tutto il 2021 gli incentivi per gli impianti biogas con potenza elettrica non superiore ai 300 kW e facenti parte di una impresa agricola di allevamento (articolo 12, del Dl 183/2020 – decreto Milleproroghe).


Nell’ottica di concorrere al raggiungimento dell’obiettivo europeo di impatto climatico “zero” entro il 2050, diventa essenziale il contributo del sistema agricolo e allevatoriale che da un lato favorisce, con la rotazione colturale e la semina di colture di copertura, l’assorbimento di carbonio da parte del suolo e dall’altro, attraverso la valorizzazione del refluo zootecnico – prima nella produzione di agroenergie, biogas e biometano, poi come concime organico (digestato) al posto dei fertilizzanti chimici –, abbatte le emissioni in atmosfera.


Al fine di completare il cammino dell’innovazione tecnologica e giungere a una vera sostenibilità ambientale degli allevamenti, si rende infine indispensabile destinare ulteriori risorse al finanziamento del recupero del gas generato dalla massa ancora attiva all’interno delle vasche di stoccaggio degli effluenti zootecnici, per un impiego a fini energetici. Si attende a breve l’apertura dei bandi a sostegno degli investimenti necessari per la copertura delle vasche di stoccaggio (acquisto e messa in opera), che sarà obbligatoria in Emilia-Romagna a partire dal 2022.